L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Editoriale

Un diritto storico che deve essere pieno

di Adolfo Spezzaferro -


Dicembre, per milioni di lavoratori italiani, vuol dire tredicesima. Quella boccata di ossigeno che permette di affrontare le spese natalizie e soprattutto di fare quegli acquisti importanti rimandati durante tutto l’anno. Ma dietro quella mensilità aggiuntiva c’è una storia lunga quasi novant’anni, che racconta molto del rapporto tra lavoro, economia e Stato. La tredicesima nasce nel 1937, quando un Regio Decreto introdusse per gli impiegati del settore privato una “gratifica natalizia” volta a sostenere i consumi e fidelizzare i dipendenti. Nel 1960, con i contratti collettivi nazionali, il diritto fu esteso anche agli operai, diventando ben presto una componente strutturale della retribuzione per la quasi totalità dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Il principio era semplice: riconoscere concretamente un anno di lavoro con un “premio” extra, da versare a dicembre. Ma nel tempo, quel valore si è affievolito. Oggi la tredicesima è tassata come lo stipendio ordinario: tra contributi, Irpef e addizionali, la somma effettivamente incassata risulta molto più bassa delle aspettative. Una gratifica che dovrebbe premiare il lavoro si trasforma così, paradossalmente, in un ulteriore terreno di prelievo fiscale. In un contesto di salari stagnanti, inflazione elevata e consumi in frenata, rendere la tredicesima parzialmente o totalmente esente da tasse potrebbe rappresentare una leva economica importante. Per i lavoratori significherebbe più potere d’acquisto, per le imprese un incentivo indiretto ai consumi interni, per lo Stato una spinta alla crescita attraverso la domanda. La tredicesima è nata come simbolo di riconoscimento e fiducia. Oggi si riduce a un anticipo fiscale. Restituirle la funzione originaria – quella di premio vero per chi lavora – significherebbe mandare un messaggio chiaro: il lavoro va valorizzato non solo a parole, ma anche nei fatti. In un contesto di salari stagnanti e inflazione elevata, rendere la tredicesima parzialmente o totalmente detassata sarebbe una misura di giustizia e di stimolo economico. Non si tratta di un “regalo”, ma di restituire ai lavoratori una parte del frutto del loro impegno. Una tredicesima netta più corposa significherebbe più potere d’acquisto per le famiglie, più consumi per le imprese e, di riflesso, maggior vitalità per l’economia nazionale.

Leggi anche: Niente detassazione sulla tredicesima, su l’età della pensione


Torna alle notizie in home