Economia

Trump apre sui dazi, l’Italia crede all’accordo

di Giovanni Vasso -


Dopo tante bastonate, per l’Europa, è arrivato il tempo della carota, Donald Trump, bontà sua, ha fatto sapere che gli Usa “potrebbero presto raggiungere un accordo con l’Unione europea”. Poi ha deciso di chiudere i conti con tutti gli altri Paesi che erano rimasti fuori dalla disfida delle tariffe. Saranno tutti raggiunti da una lettera cumulativa, l’ultima che partirà dalla Casa Bianca. E che imporrà dazi oscillanti tra il 10 e il 15 per cento. Una percentuale che, oggi, per la Vecchia Europa sarebbe un insperato traguardo e che solo qualche settimana fa avrebbe significato una sconfitta politica. Ma a Bruxelles non c’è tempo per pensare a ciò che è stato e che poteva essere.

Il problema della Ue

L’Ue ha un problema: ha finito i beni d’importazione americani su cui minacciare controsanzioni. Trump, che ha già annunciato la volontà di colpire il settore farmaceutico dal 1 agosto, ha più di un asso nella manica. L’Europa, no. O meglio, ha una sola carta ma potentissima. L’unica è colpire al cuore il sistema, fare davvero male agli americani e iniziare a pensare di imporre dazi sui servizi. Quelli su cui la cattiva Europa che ha “derubato per anni gli amici” (copyright Trump), ha basato tutta la sua economia e le strategie presenti e future. Un guaio, perché oltre a Big Tech ci sono pure infrastrutture finanziarie e digitali strategiche per cui l’Unione europea, che per anni ha dormito della grossa, non ha una vera e propria alternativa. In fondo, adesso, dei dazi interessa poco. Perché Bruxelles ha un problema gigantesco, da quasi 2mila miliardi: un bilancio che fa acqua da tutte le parti, che riporterà i trattori a cavalcare le strade d’Europa, che infastidirà, e non poco, gli Stati e le grandi imprese che di tasse da pagare, o dirottare, alla Ue non ne vogliono sentire nemmeno parlare.

Tutti vogliono l’accordo, pure Trump

Ma la questione rischia di essere già superata dai fatti. Perché l’accordo conviene a tutti. Agli europei, che hanno inviato (di nuovo) il commissario Sefcovic a Washington per tentare di spuntare un accordo più vantaggioso. Agli americani, che non si possono permettere un risveglio “vero” dell’Europa e la perdita di un mercato da mezzo milione di consumatori. Ed è (anche) per questo che il ministro all’Industria e Made in Italy, Adolfo Urso, ha ribadito il suo ottimismo verso una rapida conclusione di una vicenda che preoccupa, a ragione, analisti, economisti e imprese: “Ci avviamo alla fase conclusiva del negoziato tra amministrazione Trump e Commissione Ue. Ci auguriamo che sia una soluzione positiva, costruttiva, equa e sostenibile”, ha dichiarato il ministro al congresso della Cisl. “Il governo Meloni – ha aggiunto Urso – ha sempre operato in modo costruttivo e collaborativo, in favore di un negoziato sia in termini bilaterali che della commissione, fin da quando altri auspicavano ritorsioni. Dalle informazioni che ci arrivano sembra si sia in procinto di raggiungere un’intesa, ci auguriamo che sia così”. Crede all’accordo anche il vicepremier Antonio Tajani che nota come “l’Indonesia” che partiva da tariffe al 32% abbia “concluso al 19%”. L’Ue, dice il ministro degli Esteri, potrebbe spuntare un dazio migliore: “Sono convinto che saremo più bassi, al 19% è difficile trovare un accordo”.

L’impegno di Meloni, l’ottimismo dei mercati

Proprio la premier Giorgia Meloni, alla platea Cisl, aveva ribadito la sua posizione a proposito dei dazi: “Stiamo attraversando un periodo complesso, segnato da tensioni geopolitiche, da tensioni commerciali, che rendono il contesto internazionale molto incerto, molto instabile, con conseguenze inevitabili sull’economia reale, sulla tenuta dei livelli occupazionali e sulla produzione. In questi giorni, in particolare, come sapete, il Governo è al lavoro per scongiurare una guerra commerciale con gli Stati Uniti, che dal mio punto di vista non avrebbe alcun senso e che impatterebbe soprattutto sui lavoratori. Tutti i nostri sforzi sono rivolti a questo, chiaramente, in collaborazione con gli altri leader, con la Commissione europea che ha la competenza sul dossier”.

Un attestato di fiducia nella positiva conclusione della vicenda dazi e sull’ipotesi di un accordo con Trump arriva anche dai mercati. Le Borse, in Europa, ci credono. E il segno più trionfa ovunque, da Parigi (+1,29%) a Francoforte (+1,20%) e Amsterdam (+1,37%). Milano vede rosa e mette a referto un positivo +0,93%.


Torna alle notizie in home