Esteri

Turchia, Erdoğan vede la vittoria Col Sultano la destra di Sinan Oğan

di Martina Melli -


Tra meno di una settimana la Turchia sceglierà il proprio Presidente. Il ballottaggio, previsto per domenica 28 maggio, riconfermerà lo storico leader del Paese, Recep Tayyip Erdoğan, oppure conferirà potere al candidato socialdemocratico Kemal Kılıçdaroğlu. Lo scorso 14 maggio, al primo turno elettorale, Erdoğan si è aggiudicato il 49.5% dei voti, Kiliçdaroğlu il 45%, mentre si è classificato al terzo posto, con il 5%, l’esponente di estrema destra Sinan Oğan. Oğan, in conferenza stampa ad Ankara, ha dichiarato di appoggiare Erdoğan esortando il proprio elettorato a votare per il Presidente uscente. Dunque, se Erdoğan si è aggiudicato la quasi maggioranza al primo turno, con i circa 2 milioni e 800 mila voti del candidato nazionalista dalla sua, stravincerà al ballottaggio e si porterà a casa l’ennesimo mandato. Inizialmente Oğan aveva ipotizzato di supportare Kiliçdaroğlu a patto che l’esponente d’opposizione non offrisse concessioni ai partiti filo-curdi.
Oğan, così come l’alleanza di piccoli partiti nazionalisti di cui è il frutto, ha posizioni fortemente anti-curde, anti-immigrazione e anti-rifugiati siriani nel Paese. Ora ha dunque preso una posizione definitiva, scegliendo di dare tutto il proprio sostegno all’alleanza popolare di Erdoğan, l’uomo politico che da vent’anni regna incontrastato e che per la prima volta si trova ad affrontare un ballottaggio.
Queste elezioni, come già detto, sono particolarmente importanti: l’esito non determinerà solamente il futuro della Turchia (da tempo alle prese con una grave crisi economica e sociale) ma anche degli equilibri geopolitici dell’Europa e del mondo.
Erdoğan negli ultimi mesi ha incrinato i rapporti con la Nato e con gli Usa a causa del suo sostegno alla Russia e a causa dell’ostracismo nei confronti dell’ingresso della Svezia nell’alleanza atlantica. Anche l’Europa è contro l’establishment turco, per via del controllo che esercita sulla magistratura, sui diritti e sulle libertà dei cittadini e per i metodi repressivi utilizzati nei confronti dei manifestanti, dei media, e degli oppositori del Governo.
La Turchia di oggi è infatti considerata un’autocrazia, con tutto il potere accentrato nelle mani del Presidente.
Il partito di governo AK di Erdoğan e i suoi alleati nazionalisti e islamisti, hanno mantenuto la maggioranza nel parlamento di 600 seggi.
Ciò aumenta le possibilità di rielezione di Erdoğan perché, secondo gli analisti, è probabile che gli elettori votino per lui per evitare un governo frammentato.
Oğan, non a caso, ha citato la maggioranza parlamentare di Erdoğan come motivo della propria decisione. “È importante che il neoeletto presidente sia sotto la stessa leadership del parlamento”, ha affermato. “L’alleanza di Kılıçdaroğlu non ha potuto mostrare un successo sufficiente contro l’Alleanza popolare che è stata al potere per 20 anni, e non ha stabilito una prospettiva che potesse convincerci sul futuro”.
Oğan aveva attirato anche i voti di coloro che disapprovavano le politiche di Erdoğan ma che non volevano sostenere Kılıçdaroğlu, leader del principale partito di opposizione di centrosinistra e pro-laico della Turchia.
Gli analisti affermano che, nonostante l’approvazione di Oğan, non è certo che tutti i suoi sostenitori voteranno per Erdoğan.
Alcuni probabilmente potrebbero passare a Kılıçdaroğlu, mentre altri potrebbero scegliere di non votare al ballottaggio.
Umit Ozdag, il leader del partito anti-migranti Victory che aveva sostenuto Oğan, si è dissociato dalla decisione di appoggiare il Presidente.
Nel frattempo, Kılıçdaroğlu, in un apparente tentativo di influenzare gli elettori nazionalisti, la scorsa settimana ha inasprito i toni, giurando, in caso di elezione, di rimandare indietro i rifugiati e escludendo qualsiasi negoziato di pace con il PKK, il partito dei lavoratori curdi.


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