Economia

Turismo nei borghi: se il boom ha il fiato corto

di Giovanni Mauro -


di ANGELA ARENA
L’attuale spirale inflazionistica nelle cui maglie è imbrigliato gran parte del sistema produttivo italiano, non sembra coinvolgere l’ascesa del comparto turistico che, invece, sin dal primo bimestre dell’anno in corso, appare inarrestabile. Secondo un provvisorio bilancio dell’ ISTAT, infatti, i dati riferiti a gennaio e febbraio 2023 documenterebbero una crescita notevole sia delle presenze domestiche (+28,8%), ma, soprattutto, di quelle straniere (+70,5%), consentendo al nostro Paese di posizionarsi al secondo posto tra i paesi Ue, dopo la Spagna, nel settore del turismo in bound. Trend che emergerebbe anche da un’indagine realizzata da Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche) per l’ Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio, in base alla quale gli ospiti internazionali registrati nelle strutture ricettive, comprese le abitazioni private, sarebbero circa 63,6 milioni rispetto ai 78,8 milioni di vacanzieri italiani. Tuttavia, ciò che rileva è il considerevole aumento, rispetto al periodo prepandemico, dei viaggi aventi ad oggetto mete culturali e che rappresentano un importante volano per l’economia: chi si muove per ragioni culturali spende in media 93 euro rispetto ai 74 euro spesi da chi, invece, si sposta seguendo itinerari differenti. L’identikit del turista culturale tracciato dall’Isnart appare però caratterizzato da un significativo profilo trasversale: attento si alla cultura, alla ricerca e all’apprezzamento del patrimonio storico-artistico, ma desideroso, altresì, di visitare posti nuovi, fuori dalle ‘rotte tradizionali’. Sembra, infatti, che dalle restrizioni pandemiche sia scaturito nel viaggiatore un desiderio, sempre crescente, di scoprire il fascino antico e i ritmi lenti che scandiscono secoli di storia, tradizioni, fragranze e sapori degli innumerevoli borghi, spesso sconosciuti, che costellano il ‘Bel Paese’. A giovare dell’indotto apportato da questa tipologia di turismo non è il singolo territorio, bensì, l’intera economia del Paese che si riattiva attraverso le differenti professionalità coinvolte nella fliera, prima fra tutte il made in Italy, ed è per questo che il Governo ha stanziato ben 34 milioni di euro per progetti di valorizzazione e sostenibilità dei Comuni a vocazione turistica, volte alla promozione dell’incommensurabile patrimonio culturale immateriale, di cui è ricca la nostra Penisola. Ciononostante, sebbene l’attuazione del PNRR rappresenti un’opportunità senza precedenti per la riattivazione dell’ economia circolare, forti perplessità in merito sono state chiaramente sottolineate nello ‘Schema di Piano strategico per lo sviluppo del turismo per il periodo 2023-2027′, ovvero, nel documento che l’ Associazione Italiana Confindustria Alberghi ha portato all’attenzione del Senato. Le criticità messe maggiormente in evidenza riguardano, in primis, la rimodulazione delle risorse del PNRR in favore del turismo a cui sono stati dedicati solo 2,4 miliardi, poco più dell’1% delle risorse complessive per un settore che genera il 12,2% del PIL, nonché, una semplificazione del sistema normativo che produce un insostenibile carico di burocrazia per le imprese. A rincarare la dose, le problematiche strettamente connesse ai territori relativamente alle aree interne, e in special modo, al Mezzogiorno e alle isole, laddove, la progressiva perdita dei servizi essenziali di base come sportelli bancari, uffici postali, scuole primarie, medici di base e la cronica situazione di dissesto delle strade secondarie, non solo ne abbassa l’appeal, ma ne ha causato una drammatica crisi demografica.


Torna alle notizie in home