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Twitter, Musk ci ripensa (o forse no). Tutta “colpa” dei bot

Elon Musk sgancia la bomba: “L'accordo su Twitter è temporaneamente sospeso in attesa di dettagli a supporto del calcolo che gli account spam/falsi rappresentino effettivamente meno del 5% degli utenti”. Poi, dopo un paio d’ore, ci ripensa: “Ancora impegnato nell'acquisizione”, twitta.

di Ilaria Paoletti -


Ripensamento forse dovuto al fatto che quella manciata di parole gettate nell’etere hanno fatto crollare di botto il titolo di Twitter nel pre-market. L’eccentrico tycoon sudafricano, che ha proposto di acquistare la piattaforma di microblogging per 44 miliardi di dollari, ha allegato al primo tweet un link a un rapporto Reuters del 3 maggio proprio relativo agli account spam/bot presenti sulla piattaforma. Tanto è bastato per far precipitare il titolo di Twitter di circa il 20% nelle contrattazioni pre-market, con un lieve rialzo dopo il tweet “riparatore”. Tesla, invece, dopo l’annuncio del suo Ceo, ci ha guadagnato oltre il 6%. Questo fa capire come gli investitori dell’azienda automobilistica non siano niente affatto convinti della manovra di Musk per impadronirsi di Twitter. I messaggi contraddittori di oggi arrivati da Musk lasciano di stucco anche gli analisti più esperti: i numeri sugli account bot di Twitter e, più nello specifico, il report di Reuters, non sono certo cose di oggi ma sono stati diffusi a inizio maggio. Forse il patron di Space X, nel frattempo, ha avuto accesso a dati discordanti rispetto a quelli resi noti da Twitter. Da qui la ragione di congelare la trattativa, cercando di spuntare uno “sconto” sulla transazione. Certo è che Musk ha sempre dimostrato di avere particolarmente a cuore la questione degli account bot: già a fine aprile il miliardario scriveva: “Se la nostra scommessa andrà in porto, sconfiggeremo gli account spam bot. O moriremo provandoci”. E ancora: “E autenticheremo tutti gli umani veri”. Notizia che non è piaciuta a chi vede in Musk un paladino della libertà d’espressione grazie (anche) al tweet in cui sosteneva che Donald Trump, silurato da Twitter dopo i fatti di Capitol Hill, dovrebbe avere di nuovo un account. La frase “autenticheremo tutti” lascia intendere una sorta di schedatura di massa degli user con tanto di esibizione di documenti d’identità: un po’ come è oggi con l’autenticazione a due fattori su Facebook di Zuckerberg, uno che con la censura non ci va piano. Ad oggi l’autenticazione su Twitter non è richiesta: i bot sono consentiti dalla policy sebbene, in teoria, dovrebbero essere segnalati come tali. In passato la piattaforma aveva anche lanciato bot “virtuosi”, come l’account @tinycarebot, una sorta di memorandum via tweet sulla propria cura personale. Lo stesso discorso non vale per i bot spam, ma negli ultimi anni l’azienda non sembra aver messo in campo particolari misure per contrastarli. Quello di Musk è un trucco per strappare un accordo più vantaggioso o una preoccupazione fondata? Probabilmente un tweet ce lo farà sapere a breve.


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