Attualità

Uccise per una scarpa sporca, condannato a 18 anni

di Angelo Vitale -


Giustizia è stata fatta per l’omicidio di Santo Romano, il giovane di 19 anni ucciso nella notte tra l’1 e il 2 novembre dell’anno scorso a San Sebastiano al Vesuvio: il suo omicida, un 17enne, è stato condannato a 18 anni e 8 mesi di reclusione dal Tribunale per i Minorenni di Napoli. Una giustizia che “fa schifo e che ha fallito” per i familiari della vittima, che si aspettavano una pena commisurata alla perdita di una vita “bruciata” – come le cronache raccontarono a lungo – “per una scarpa sporcata” che innescò una lite dopo la quale il 17enne sparò colpendo mortalmente Santo al petto. La sentenza di condanna è stata così determinata anche per effetto dello sconto di un terzo della pena finale, ottenuto grazie alla scelta dell’imputato di accedere al rito abbreviato, il pm Ettore La Ragione aveva chiesto una condanna inferiore, a 17 anni. Anche se maggiore di questa richiesta, la pena è inferiore rispetto al massimo di 20 anni che il 17enne rischiava nel processo.

E così questo giovane, per gli effetti delle procedure che in ogni caso gli saranno garantite nel caso di una auspicabile buona condotta, potrà probabilmente tornare in libertà quando avrà all’incirca trent’anni o forse meno. “Finiremo per essere uccisi dai bambini” disse a novembre la madre di un’altra giovane vittima della Campania, una delle tante morte per quelli che ancora vengono raccontati dalla stampa come futili motivi. Delitti ai danni di giovani, commessi da altri giovani, minorenni o meno. Una mattanza continua. “Un macello”, come ha confessato ore fa il giovane omicida di Monreale.


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