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Ucraina, dopo il rimpasto di governo via pure Zelensky?

"Si prospettano forti cambiamenti politici per Kiev. Un nuovo presidente oltre al rimpasto politico?"

di Dave Hill Cirio -


In Ucraina è in corso un rimpasto significativo del governo, alcuni commenti arrivano ad ipotizzare che esso possa addirittura coinvolgere la figura di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino da tempo motiva questi cambiamenti con la necessità di “energie nuove” per affrontare la guerra e la ricostruzione. L’ultimo esempio è l’addio di Dmytro Kuleba dal ministero degli Esteri, ma diverse altre sostituzioni sono attese o già in corso. Il rimpasto è stato seguito attentamente anche dalla Russia, che però ribadisce che ciò non influenzerà le prospettive di negoziato.

Zelensky deciso a un rimpasto in Ucraina

Zelensky ha recentemente proposto nomine di rilievo, come Yulia Svyrydenko (attuale ministra dell’Economia e vicepremier) per la guida del governo, sostituendo il premier Denys Shmyhal. Un cambiamento che fa parte di una “trasformazione del ramo esecutivo” mirata a una gestione più efficace della crisi militare ed economica.

Via anche Zelensky?

Dopo aver rilanciato su X la sintesi di quanto pubblicato da Asia Times 1 e Berliner Zeitung, si è interrogata in Italia su un cambio di presidenza nel Paese invaso dalla Russia la docente Daniela Coli, alle cronache nello scorso mese di aprile per un suo post sull’incontro Trump-Meloni considerato dai sostenitori della premier piccante e offensivo.

“Pressioni politiche su Zelensky – ha scritto a proposito dell’articolo del quotidiano tedesco che indicava sul vertice ucraino pressioni che non sono solo di tipo militare -. Si prospettano forti cambiamenti politici per Kiev. Un nuovo presidente oltre al rimpasto politico?”.

In generale, però, i commenti sul tema sono stati finora concordi con il ritenere che un cambio di presidenza in tempo di guerra appare plausibile solo se vi fosse una svolta diplomatica internazionale (come l’adesione dell’Ucraina alla Nato) o una radicale evoluzione della situazione militare che rendesse Zelensky non più funzionale alla governance nazionale.

La continuità al vertice resta la scelta dominante, anche per mancanza di alternative politiche riconosciute e per la necessità di una leadership unitaria nella gestione della crisi.

La questione resterà aperta finché l’esito del conflitto e le garanzie internazionali non avranno assunto una forma definita. Se l’Ucraina dovesse ottenere una solida alleanza occidentale o una pace stabile, una transizione più naturale potrebbe divenire realistica.


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