Esteri

Ucraina, la situazione precipita: “C’è il rischio di un conflitto”

di Alessio Gallicola -


È il giorno della paura. La crisi ucraina precipita in maniera drammatica e sembra sempre più prendere una piega decisa verso un conflitto che fino a pochi giorni fa veniva considerato lontano. La mossa a sorpresa di Putin, che ieri ha riconosciuto per decreto l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, ordinando poi l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, secondo quanto fa sapere il Cremlino, di “assicurare la pace”, ha scatenato la prevedibile reazione dell’Ucraina. “Non abbiamo paura della Russia”, ha replicato il presidente ucraino Zelensky, che in un discorso alla nazione ha ribadito che gli ucraini non cederanno “un solo pezzo” del Paese.

Di conseguenza è partita la campagna di posizionamento dei vari Paesi ed organizzazioni mondiali attraverso le dichiarazioni di leader e portavoce. La riunione notturna del Consiglio di sicurezza dell’Onu ha prodotto un documento in cui si definisce “reale” l’ipotesi di un grande conflitto in Ucraina, che però secondo le Nazioni Unite “deve essere prevenuto a tutti i costi”. Ma i due principali attori in campo sembrano fermi sulle loro posizioni. L’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia, ha dichiarato: “Rimaniamo aperti alla diplomazia e a una soluzione diplomatica ma non permetteremo un nuovo bagno di sangue nel Donbass”. Gli ha fatto eco l’omologo ucraino, Sergiy Kyslytsya: “Siamo impegnati per la strada diplomatica ma siamo sulla nostra terra”.

Le grandi potenze mondiali hanno manifestato la loro posizione a favore o contro le fazioni in campo. Per gli Stati Uniti quello della Russia è stato non solo “un attacco all’Ucraina”, ma “un attacco alla sovranità di ogni stato membro dell’Onu” che “avrà conseguenze rapide e gravi”. Analoga condanna da parte del Giappone, per il quale “le decisioni della Russia violano la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, un fatto intollerabile”, secondo il premier Kishida.

Critica anche l’Unione Europea, che attraverso il portavoce della Commissione, Peter Stano, fa sapere che l’unione è “sempre concentrata nel percorrere la strada diplomatica come unica maniera per trovare una soluzione sostenibile alla crisi russo-ucraina e per discutere con la Russia il pericolo di questa tendenza che ha scelto il Cremlino di agire contro l’Ucraina e contro la sicurezza dell’Europa. Ma siamo anche pronti a stabilire una reazione molto forte a ciascuna provocazione da parte della Russia”, ha avvertito il portavoce.

Tra diplomazia e risposta decisa si muove anche la Germania. Il cancelliere Olaf Scholz richiama alla prudenza: “In questa fase è importante con le prime sanzioni impedire un’ulteriore escalation e con essa una catastrofe. Questo è l’obiettivo di tutti i nostri sforzi diplomatici. L’Europa e gli Stati Uniti agiranno rapidamente”. E per quanto di sua competenza ha agito subito, sospendendo l’autorizzazione del gasdotto Nord Stream2.

Naturalmente si fanno sentire anche le voci filo-russe, come la Siria, che dichiara di sostenere Putin nella sua battaglia e di collaborare con le repubbliche di Donetsk e Lugansk. “Quello che l’Occidente sta facendo ora contro la Russia – ha sottolineato il ministro degli Esteri di Damasco Faycal al-Meqdad – È simile a quello che ha fatto contro la Siria durante la guerra al terrorismo”.


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