Politica

Ucraina, le parole di Draghi dividono (ancora) la maggioranza. Dal plauso di Letta al “pacifismo” di Salvini

Le reazioni politiche all’intervento in Parlamento del premier. Botta e risposta tra il leader leghista e La Russa, Pd allineato. E Conte chiede il voto sull’invio di armi

di Davide Romano -


“Io non ci sto”. Matteo Salvini cita Oscar Luigi Scalfaro per rispondere all’intervento in Parlamento di Mario Draghi sulla guerra in Ucraina. Forse però, più che al premier, che tra le righe ha di fatto annunciato nuovi invii di armi a Kiev, le parole del leader leghista erano indirizzate a Ignazio La Russa, reo di aver fornito anche una cornice “morale” alle posizioni atlantiste del premier: “Sappiamo bene che magari dovremo un po’ tirare la cinghia, ma ci sono motivi valoriali per i quali è giusto tirare la cinghia, e questi per noi sono più che sufficienti” aveva detto il colonnello di Fratelli d’Italia. L’idea di sacrificarsi per armare Kiev non ha trovato d’accordo il segretario del Carroccio: “Quando qualcuno in quest’Aula rinnova l’invito a inviare altri armi e al massimo gli operai italiani tireranno la cinghia, io non ci sto”. Salvini chiede passi concreti per la pace e non solo parole: “Voglio fare tre proposte concrete, non limitarmi a dire che vogliamo la pace. Draghi chieda il cessate il fuoco di 48 ore per cercare una sede di incontro, con l’Italia (insieme ad altri, come Germania e Francia) a fare da garante”.

Linea “pacifista” condivisa dal principale azionista della maggioranza di governo. Il leader 5 Stelle Giuseppe Conte torna a premere sulla necessità di un confronto parlamentare sull’invio di armi all’Ucraina prima del Consiglio europeo di fine maggio: “C’è una risoluzione ma adottata all’inizio della guerra. È giusto aggiornarla e il governo si misuri su una convergenza che rafforzi la posizione del governo. Credo che l’Italia si possa distinguere dagli altri Paesi sulla fornitura delle armi: dobbiamo essere un Paese in prima linea per il negoziato. Dopo tre invii di armi il nostro Paese ha già dato”. Tra i grandi azionisti dell’esecutivo solo il Pd si lancia in elogi per il discorso del premier: “Le parole di Draghi di oggi in Parlamento sono complete, danno la linea giusta” è stato il commento di Enrico Letta, mentre la capogruppo al Senato, Simona Malpezzi, ha confermato la disponibilità dei dem all’” invio di aiuti militari” nonostante la “decisione non venga presa a cuor leggero”.

Anche Giovanni Toti di Coraggio Italia ha espresso grande entusiasmo per le parole del presidente del Consiglio: “Bene Draghi. Bene la linea italiana sull’Ucraina. Basta distinguo e polemiche. Chi non vuole sostenere la resistenza, anche con le armi, abbia il coraggio di dire che vuole la resa di Kiev, non la pace”. Grandi consensi per Draghi anche fuori dalla maggioranza di governo, con Giorgia Meloni che plaude al “coerente atlantismo del premier che prova a dare una linea sensata di politica estera”. La leader del principale partito di opposizione, dopo i complimenti a Draghi, ne ha approfittato per dare un colpo ai partiti che compongono “una maggioranza arlecchino e zeppa di contraddizioni e ambiguità”, ribadendo che il sostegno all’Ucraina “è l’unica strada per stare a testa alta in Occidente e in Europa e difendere l’interesse nazionale”.


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