Politica

Ucraina, le telefonate di Draghi: “Da Putin tre ‘no’ al dialogo”

Il presidente del consiglio rivela agli alunni di una scuola veronese le chiamate col Cremlino e di aver avuto “più fortuna con Biden”. E Mosca taglia il gas a Helsinki

di Giovanni Vasso -


Una telefonata, come nel vecchio spot con Massimo Lopez, può allungare la vita. E, magari, può accorciare un conflitto. Mario Draghi ha raccontato delle sue chiamate ai leader di Usa e Russia per tentare una soluzione al conflitto in Ucraina, agli alunni della scuola media di Sommacampagna, nel Veronese.
Il premier ha affermato di aver ricevuto un secco rifiuto alla pace da parte di Vladimir Putin mentre avrebbe avuto “più fortuna” con Joe Biden da cui sarebbe riuscito a ottenere un impegno sfociato, poi, nel dialogo tra le autorità militari delle due superpotenze. Mario Draghi ha spiegato che il presidente della Federazione russa, oltre a essere uomo di pochissime parole, non ha voluto sentir ragioni. “A Putin ho detto ‘la chiamo per parlare di pace’, e lui mi ha risposto ‘non è il momento’”. E dunque Draghi avrebbe continuato: “La chiamo perché vorrei un cessate il fuoco”, e Putin, nel racconto del premier, avrebbe ripetuto la stessa formula: “Non è il momento”. Infine il premier italiano avrebbe tentato un’ultima carta, l’incontro con Zelenskij: “Forse i problemi li potete risolvere voi due, perché non vi parlate?”. Al che Draghi avrebbe udito, di nuovo, il rifiuto espresso da Putin negli stessi, identici, termini di prima: “Non è il momento”.
Meno male, secondo Mario Draghi, che gli americani sono più ragionevoli. “Ho avuto più fortuna a Washington parlando con il presidente Biden”, ha dichiarato il presidente del consiglio agli alunni veronesi: “Solo da lui Putin vuol sentire una parola e gli ho detto che telefonasse”. Magari Biden avrebbe trovato quel momento giusto sfuggito, per tre volte, a Draghi. Che, comunque, è passato all’incasso di un suo personale successo: “Il suggerimento ha avuto più fortuna perché i loro ministri si sono sentiti”.
Intanto, nonostante l’apertura del dialogo rivendicata (anche) dal premier italiano, Mosca ha annunciato la chiusura delle forniture di gas alla Finlandia. Helsinki è in procinto di chiedere l’adesione alla Nato, mettendo così fine a poco più di 70 anni di neutralità più o meno assoluta. Eppure la chiusura dei rubinetti, da parte di Gazprom, è dovuta a ragioni (formali) più economiche che politiche. E ciò al rifiuto da parte del Paese scandinavo di pagare in rubli le forniture. Mika Wiljanen, il Ceo di Gasum, azienda che si occupa di energia nell’area del Nord Europa, ha tenuto a rassicurare i cittadini finlandesi. “È deplorevole che la fornitura contrattuale di gas naturale sia sospesa. Tuttavia, ci siamo presi molta cura per prepararci a questa situazione. Non ci saranno tagli alla rete di distribuzione”.


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