Esteri

Ucraina, l’Occidente tentenna: basta soldi per una guerra persa

di Ernesto Ferrante -


Pesante smacco per Joe Biden. I repubblicani al Senato hanno bloccato la proposta di legge con gli aiuti per Israele, Ucraina e Taiwan. Si tratta di oltre cento milioni di dollari del piano proposto da Joe Biden, al momento stoppato da una votazione (49-51) che non ha raggiunto, come ha riferito Politico.com, la soglia dei 60 favorevoli necessaria per proseguire la discussione. In particolare l’opposizione del Gop ha rifiutato di sostenere il testo chiedendo un maggior stanziamento di risorse per fronteggiare problematiche interne ritenute più importanti, come l’emergenza immigrazione.

“Se il Congresso non approva la richiesta del presidente Biden di ulteriore sostegno alla sicurezza nazionale, questo sarà uno degli ultimi pacchetti di assistenza in materia di sicurezza che saremo in grado di fornire all’Ucraina”, aveva affermato poco prima il segretario di Stato americano Antony Blinken, riferendosi ai 175 milioni di dollari messi a disposizione di Kiev.

Volodymyr Zelensky ha ringraziato “il Congresso e il popolo americano per questo nuovo pacchetto di aiuti militari”, la cui approvazione è stata annunciata lo stesso giorno in cui una parte dei senatori repubblicani non ha dato il via libera all’esborso per finanziare ulteriori invii di aiuti agli ucraini nel corso del 2024.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, era stato sarcastico nel commentare le parole del presidente americano Biden, che nel suo accorato appello per convincere i “dubbiosi” aveva dato per certo che, una volta sconfitta l’Ucraina, la Russia sarebbe andata all’attacco di un Paese Nato costringendo gli Usa alla guerra con Mosca: “Speriamo che tra i membri del Congresso americano ci siano ancora abbastanza persone con una mente lucida. Siamo molto dispiaciuti che la leadership americana continui a usare la Russia come strumento per i suoi affari interni”.

Secondo Peskov, la Casa Bianca punta a “continuare a bruciare il denaro dei contribuenti americani nella fornace della guerra in Ucraina”. Le nuove promesse di forniture occidentali hanno avuto un brusco rallentamento. Il forte contesto di dissenso politico in Europa e negli Stati Uniti le ha fatte scendere al livello più basso dall’inizio dell’operazione militare speciale nel 2022. Stando all’istituto di ricerca tedesco Kiel Institute, “la dinamica del sostegno all’Ucraina sta rallentando.

Le promesse di aiuti hanno raggiunto il livello più basso tra agosto e ottobre 2023, un calo di quasi il 90% rispetto allo stesso periodo del 2022”. Tra quelli che fino a qualche mese fa erano generosi donatori, serpeggia in maniera sempre più insistente la convinzione che l’esito del conflitto sia ormai segnato a favore dei russi. Destinato a produrre pochi risultati è anche l’invito alla collaborazione rivolto da Zelensky alle società americane della difesa. “Invito tutte le società di difesa americane a cooperare con l’Ucraina.

Sono fiducioso che insieme potremo creare un nuovo e potente arsenale della libertà che sarà un assistente affidabile per tutte le nazioni libere del mondo. Un arsenale che, per il semplice fatto della sua esistenza, potrà garantire ai nostri figli – i bambini dell’Europa, i bambini dell’America, i bambini del mondo intero – che nessun proiettile russo distruggerà mai più la nostra vita pacifica”, ha detto l’ex comico intervenendo alla Conferenza delle industrie della difesa ucraino-americane.

Gli Usa rischiano “un secondo Vietnam” in terra ucraina, ha avvertito il capo del servizio di intelligence esterna russo, Sergey Naryshkin. In un articolo pubblicato dalla rivista Rasvedchik, Naryshkin sostiene che “c’è un’alta probabilità che un ulteriore sostegno alla giunta di Kiev, soprattutto tenendo conto della crescente ‘tossicità’ del tema ucraino per l’unità transatlantica e la società occidentale nel suo complesso, accelererà il declino dell’autorità internazionale dell’Occidente, si trasformerà sempre più in un ‘buco nero’, assorbendo risorse materiali e umane”.


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