Economia

Orban il guastafeste: “Veto sugli aiuti Ue all’Ucraina”. Il piano B di Michel da 50 mld

di Cristiana Flaminio -


Ucraina e bilancio pluriennale: Viktor Orban rovina la festa che era già stata apparecchiata al Consiglio europeo. Il leader ungherese ha annunciato di aver posto il veto sulla proposta di inviare nuovi fondi a sostegno di Kiev e sulla proposta di revisione del bilancio. Un tweet di Orban raffredda gli entusiasmi sorti dopo l’ok del Consiglio Europeo all’avvio dei negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue: “Riepilogo della nottata: veto sui soldi extra all’Ucraina, veto sulla revisione del Qfp. Torneremo sulla questione l’anno prossimo nel Consiglio europeo dopo un’adeguata preparazione”. Una manciata di parole che ha prodotto più confusione del previsto.

Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, s’è affrettato a rincuorare Volodymyr Zelensky e a confermare l’impegno Ue al sostegno dell’Ucraina: “Gli ucraini possono contare sul nostro sostegno, in questo pacchetto, (il bilancio pluriennale dell’Unione) su cui c’è ampio accordo politico a 26, ci sono 50 miliardi per l’Ucraina”. Michel, che evidentemente si accontenta di poco, esulta al mezzo fallimento dell’ultimo Consiglio: “In questo vertice abbiamo fatto dei grandi passi nella giusta direzione. E abbiamo colto tutti di sorpresa, perché siamo stati capaci in tempi record di prendere decisioni molto potenti sull’allargamento, specialmente sull’Ucraina. E poi siamo stati capaci in tempi record di creare un ampio sostegno politico intorno a una proposta bilanciata di revisione del bilancio”. Quest’ultima, se tutto andrà bene, sarà approvata tra un anno.

Per quanto riguarda il sostegno a Kiev, invece, prende corpo l’ipotesi di un fondo a 26 Stati, che escluda l’Ungheria di Orban, per confermare le promesse di sostegno finanziario all’Ucraina. È il piano b: scorporo dei fondi e creazione di un maxi fondo che non richiede l’unanimità degli Stati membri. La dotazione dovrebbe essere quella già promessa all’Ucraina. Un’iniezione da ben 50 miliardi di euro, roba che è pari a quasi mezzo Pnrr italiano. Budapest è l’unico Paese che si è schierato contro riuscendo a paralizzare tutto. O, almeno, a mettere i bastoni tra le ruote a Bruxelles.


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