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Ue: Babbo Natale non porterà Recovery fund né Mes

di Redazione -


Ormai è chiaro: per Natale ma neanche per il primo gennaio non sarà possibile avere il Recovery fund (più propriamente il Next Generation Eu) come anche il Mes, il fondo salva stati, ma anche di banche in difficoltà e di soccorso sanitario per la lotta al corona virus. Quest’ultimo è diventato a casa nostra il terreno di scontro con i  5 stelle che lo esorcizzano a tal punto da minacciare di fare cadere il governo se lo accettasse. Tanto per non farci mancare niente, conseguenza della non approvazione del Recovery Fund e del Mes sarebbe anche uno stop all’approvazione del bilancio Ue per il settennio 21-27.  Tanto per un breve ripasso si deve ricordare che sia Next generation Eu e il bilancio pluriennale dovranno avere l’approvazione all’unanimità del Consiglio dei ministri nazionali. E successivamente dovranno ricevere il consenso dell’Europarlamento. Ma l’iter non finisce qui perché sia il bilancio sia Next Generation Eu prevedendo nuove risorse proprie ( i controversi eurobond) per essere finanziati hanno bisogno di essere approvati anche dai parlamenti nazionali dei 27 stati membri. Proprio qui sorge il maggiore ostacolo: per il regolamento concordato dal Consiglio dei ministri e dal Parlamento per la spesa annuale e le condizioni per il suo utilizzo, la Commissione ha proposto che i fondi siano preclusi ai paesi che non rispettano lo stato di diritto al loro interno. Di per sé la cosa non è una novità perché la sostanza del rispetto dello stato di diritto è esplicitamente previsto all’articolo2 del Trattato costitutivo dell’Unione europea. E’ anche previsto che nello stato di diritto la magistratura sia indipendente e non soggetta al governo nazionale. E’ altresì prevista la libertà della stampa non soggetta a censure governative. Al di là degli aspetti normativi istituzionali e costituzionali c’e’ una sostanza politica che investe direttamente Ungheria e Polonia che hanno subito minacciato di porre il veto ai provvedimenti. Sul Next generation il voto del Consiglio dei ministri prevede una maggioranza qualificata. Ancor più semplice l’approvazione del Parlamento che è a maggioranza semplice. Dove Ungheria e Polonia possono mettersi seriamente di traverso è sui due provvedimenti ulteriori al Consiglio dove occorre l’unanimità. Infine per gli aspetti economici aggiuntivi Ungheria e Polonia minacciano di fare votare No dai rispettivi parlamenti nazionali facendo così mancare la richiesta unanimità. Un capitolo simile è quello del consenso al Mes da parte dell’Italia dove però le motivazioni all’opposizione sono molto più confuse e prevalentemente ideologiche. La parte dei parlamentari 5stelle che sembra decisa ad opporsi non ha ancora spiegato la decisione con argomenti persuasivi. Per di più in contraddizione con quanto dichiarato nei mesi precedenti quando l’assicurazione che il nostro paese non avrebbe chiesto l’erogazione dei fondi del Mes sembrava sufficiente a dare il consenso italiano alla riforma del Mes già approvata da tutti i partner europei. Ancor meno convincenti le motivazioni della destra (Lega e FdI)  a cui dopo l’assenso iniziale si è giunto il No non spiegato di Berlusconi.  Ora se è condannabile l’atteggiamento da parte di tutti di Ungheria e Polonia non si comprende perché il nostro atteggiamento sul Mes dovrebbe essere nobile o quanto meno comprensibile. Tutto questo rafforza le preoccupazioni sulle tirannie delle minoranze e sulle capacità di loro ricatti in mancanza di una riforma della costituzione Ue che affronti l’esistenza di perverse rendite di posizione rafforzando parlamento e Commissione in una prospettiva federale che sia in grado di fare dell’Europa un soggetto politico internazionale.

Angelo Mina


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