Economia

Ue-Germania, intesa anti Italia sull’auto green Meloni non ci sta e prova l’asse con la Francia

di Giovanni Vasso -

Olaf Scholz, on the left, and Ursula von der Leyen


La Germania sgomma e va, l’Italia ancora una volta costretta a mangiare la polvere. Il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, esulta per aver trovato “l’accordo” con Berlino “sul futuro uso dei combustibili sintetici nelle automobili”. Niente da fare per i biocarburanti sostenuti, con forza, dal governo italiano. Che registra, così, un’amarissima sconfitta mentre Timmermans pigia sull’acceleratore: “Lavoreremo sull’adozione del regolamento sulle emissioni il prima possibile e la Commissione seguirà rapidamente con i passi giuridici necessari ad applicare il considerando 11”, cioè la parte della normativa dedicata proprio ai carburanti sintetici sponsorizzati dalla Germania. Per il governo Scholz si tratta di una vittoria che vale doppio: non solo “salva” il motore termico dal ban che, altrimenti, sarebbe scattato dal 2035 ma offre un assist gigantesco a un settore, quello degli e-fuel, fiore all’occhiello della ricerca e della produzione tedesca.
IL PAREGGIO DI GIORGIA
Giorgia Meloni, però, non vuol sentir parlare di sconfitta. Anzi, per la premier, in fondo si tratta di una mezza vittoria. “La partita sui biocarburanti non è affatto persa. È vinta la battaglia sulla neutralità tecnologica, che è la condizione per riconoscere i biocarburanti”. E dunque. “Mi pare anche che sul tema della neutralità tecnologica, cioè di stabilire il principio che, fermi restando i target, che noi condividiamo e che siamo pronti a centrare, quali siano le tecnologie con le quali arrivare a quei target non sia un dogma che debba essere imposto, ma che debba essere una valutazione complessiva anche delle tecnologie di cui una nazione dispone, sia la cosa più importante”. La presidente, sfumata l’alleanza con Berlino, ora spera nella lealtà di Parigi: “È un elemento sul quale trovo convergenza con la Francia, che pone la stessa questione in tema di neutralità tecnologica su altri fattori. Noi stiamo dimostrando come anche i biocarburanti rispettano le emissioni zero”.
IL PAESE DELLE POLEMICHE
Per adesso, l’Ue sembra non voler ascoltare. Ma l’Italia non si arrende. Il vicepremier Matteo Salvini, che insieme ai ministri all’ambiente Gilberto Pichetto Fratin e alle imprese Adolfo Urso, aveva chiesto a Bruxelles di prendere in considerazione i biocarburanti, non molla: “Il governo è determinato a proseguire nella strada del buonsenso: a tutela di posti di lavoro, ambiente e attività produttive e per non fare solo un enorme regalo alla Cina è necessario che l`Europa apra anche ai biofuels”. Intanto, i Verdi italiani tirano le orecchie a Palazzo Chigi: “Il disastro diplomatico e politico dell’Italia, di cui si devono assumere la responsabilità Giorgia Meloni e il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, è davanti agli occhi di tutti. Ricordo che se la presidente Meloni invece di ridere in aula ci avesse ascoltato avrebbe avuto l’opportunità di valutare bene quel che si decideva in Europa: nel mio intervento avevo spiegato perché i carburanti sintetici costano oltre 10 euro al litro”. Già, perché la scelta degli efuel non sarà di sollievo alle tasche dei cittadini.
UN’ALTRA MAZZATA PER I CONSUMATORI
Gli electro-fuel si ricavano, per elettrolisi, dall’acqua, o meglio dall’idrogeno verde combinato con il carbonio. Sono considerati “green” perché rilasciano la stessa Co2 prelevata dall’atmosfera per la “miscelazione”. E, soprattutto, perché – assicurano il governo tedesco – il processo avviene tutto grazie all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. I biocarburanti su cui spinge il governo italiano sono l’etanolo, biodiesel, metanolo e biobutanolo. Si tratta di carburanti ricavati da prodotti naturali, come mais, olio di colza, di palma e girasole e ritenuti succedanei, rispettivamente, di benzina, diesel, metano e gas butano. Ma il problema, per i comuni mortali, è che gli efuels costano quasi 11 euro al litro. L’idrogeno verde ha un prezzo ancora troppo alto. Gli osservatori credono che il costo possa scendere, prima o poi, anche perché si tratta di sostanze che possono essere miscelate ai carburanti tradizionali. Un’opzione che, evidentemente, non sarà presa in considerazione sul serio dall’Ue che punta all’obiettivo emissioni zero con il termine del 2035.
LA GERMANIA HA SEMPRE RAGIONE
Cambiano le partite, ma il risultato è sempre lo stesso. La Germania, in Europa, vince sempre. Del resto, Berlino – dopo aver tenuto in scacco l’Ue sul tema del price cap al gas – è riuscita a rompere il tabù di tutti i tabù comunitari: quello degli aiuti di Stato. Che, peraltro, il governo federale non ha mai fatto mancare alle sue imprese. Ma che ora si faranno alla luce del sole, una sfida tra Stati a chi ha più spazio fiscale. L’Italia, invece, colleziona un’altra sconfitta. Ma in Europa non si va ad alzare la voce per fare il pieno di like sui social ma occorre pesare, sul serio, nelle istituzioni e nelle scelte.

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