Esteri

Uk, la sfida di Sunak: recuperare la fiducia e riparare il Paese dagli errori commessi

di Martina Melli -


Rishi Sunak è il nuovo Primo ministro inglese.
Ieri mattina, dopo aver incontrato Re Carlo III che lo ha incaricato di formare il governo, e dopo aver consegnato alla nazione il suo primo discorso in qualità di Pm, è iniziato ufficialmente il suo mandato.
Primo capo di governo di origini asiatiche e di religione induista della storia del Regno unito, è anche il più giovane capo dell’esecutivo di sempre.
L’elegantissimo quarantaduenne di origini indiane Punjabi è ora di casa a Downing Street dopo aver “sbaragliato” la pallida concorrenza Tory, ritiratasi prima dello spoglio dei risultati per evitare figuracce e imbarazzi.
Ex ministro delle finanze e del bilancio del governo Johnson dal febbraio 2020, ed ex banchiere Goldman Sachs esperto in fondi d’investimento, Sunak dovrebbe essere l’uomo giusto al momento giusto, o almeno avere la morigeratezza e le competenze necessarie a rimettere in sesto la precaria economia britannica, affossata dal Covid e ulteriormente aggravata dalle mosse estremo-liberiste di Liz Truss.
Oltre al sostegno arrivato da gran parte dei parlamentari del suo partito, Rishi ha raccolto anche il (vero o presunto) incoraggiamento di BoJo, che ha dichiarato di appoggiarlo “in pieno e con tutto il cuore”.
Figlio di un medico e di una farmacista di Southampton, per via del colore della pelle e del suo background, è stato spesso vittima di razzismo dentro e fuori la politica, come nel recente caso dell’elettore conservatore sull’emittente Lbc, secondo il quale Sunak non sarebbe veramente britannico, e secondo cui l’85 per cento degli inglesi, essendo bianco, “vorrebbe un premier bianco”.
Deciso sostenitore della Brexit durante la campagna per il referendum nel 2016, vede al momento, in cima alla sua lista di priorità, l’ortodossia di bilancio e la necessità di trovare una strategia forte che argini il debito e la grave crisi finanziaria in cui versa il paese. La stessa crisi a cui ha subito fatto riferimento durante il primo discorso ufficiale, prima di ringraziare il premier uscente per il lavoro svolto in un momento così difficile, senza tuttavia risparmiarle alcuna responsabilità rispetto agli “errori che sono stati commessi”. “Di conseguenza – ha continuato – ci sarà molto lavoro da fare per ripristinare la fiducia dei mercati dopo tutto quello che è successo”.
“Il Regno Unito è un grande Paese, ma non c’è dubbio che dobbiamo affrontare una sfida sull’economia. Ora abbiamo bisogno di stabilità e unità. La mia assoluta priorità sarà unire il nostro partito e il nostro Paese. Perché questo è l’unico modo per superare le sfide che dobbiamo affrontare e costruire un futuro migliore e più prospero per i nostri figli e nipoti”, ha concluso Sunak, sottolineando come, diventare premier del Regno Unito, sia il più grande privilegio della sua vita.
Del suo patrimonio sconfinato accumulato grazie a meriti personali, capitalismo sfrenato e un matrimonio particolarmente felice con la figlia di un multimiliardario indiano conosciuta all’università di Stanford, è stato scritto e si sta scrivendo moltissimo, addirittura di come abbia più soldi dello stesso Re Carlo.
Gli elettori, che non sembrano portargli rancore per questo, lo considerano “the best of a bad bunch” (il migliore di un pessimo gruppo) e, al momento, guardano con sospetto la sua presunta capacità di portare sollievo alle entrate e alle uscite delle famiglie e dei lavoratori.
In particolare, i cittadini labouristi, lo vedono come un giovane yuppy viziato, un membro dell’elite che ha studiato nelle migliori scuole a pagamento e che non ha idea, materialmente, concretamente, di cosa necessiti, non solo la working class, ma tutti gli inglesi che stanno vivendo sulla propria pelle le conseguenze della crisi energetica e dell’altissimo costo della vita.


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