Attualità

“Ultimo miglio” sui dazi ma il difficile viene ora

Il ritorno del pendolare Sefcovic, le "fonti" che smontano gli entusiasmi

di Giovanni Vasso -


Siamo all’Ultimo miglio sui dazi. Ci siamo, anzi no: forse, chissà: il ritorno a Bruxelles del commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic, ormai pendolare sulla tratta Ue-Washington, aveva fatto sperare funzionari e portavoce brusselesi. Che però, dopo gli iniziali furori hanno mandato avanti le solite fonti beneinformate a placare gli entusiasmi.

Ultimo miglio sui dazi ma l’accordo non c’è

In pratica, il portavoce Olof Gill, appena ricevuta la notizia del rientro di Sefcovic, aveva parlato di accordo in dirittura d’arrivo e aveva citato un’immagine importante: “Siamo all’ultimo miglio”. Che, però, resta “sempre il più impegnativo e solo sforzi concertati e autentici da entrambe le parti potranno portarci al traguardo”. Non aveva immaginato, Gill, che i giornali avrebbero titolato solo sulla prima parte della sua frase. E così, per evitare che nel Vecchio Continente si nutrissero grandi speranze, le “fonti” diplomatiche hanno voluto porre l’accento sulla seconda parte della frase di Gill. Ossia quella legata alle maggiori difficoltà. Sembra, come trapela da Bruxelles, che l’intesa non sia stata trovata su agroalimentare e auto. Due dei dossier centrali dell’intera trattativa, due pilastri dell’economia e, soprattutto, dell’export europeo. Ma non è detto che la Casa Bianca ceda.

La Casa Bianca non molla

La portavoce Karoline Leavitt ha ribadito, dopo la partenza di Sefcovic, che “l’Ue è molto desiderosa di trovare un accordo” e di farlo “su modalità per ridurre le loro barriere, tariffarie e non, che da tempo diciamo che ci danneggiano”. Insomma, sta cedendo Bruxelles. A cui, peraltro, la Leavitt ha ricordato che la scadenza è il 1° agosto, senza nuove deroghe: altrimenti i dazi saranno al 30 per cento. L’Ue non coltiva più alcun sogno di accordo a zero e ci è arrivato pure il cancelliere tedesco Friedrich Merz secondo cui “è irrealistico che ci sia un risultato di zero dazi”. C’è chi sogna di seguire l’esempio dell’Indonesia che, dal 32% è passata al 19%.

Spuntano le “tariffe” sulle persone

E se sulle merci i dazi devono essere zero, per le persone – almeno quelle in entrata in Ue – rischiano quasi di triplicare. Detta meglio: il costo dell’Etias, l’European Travel Information and Authorisation System, può passare – come rivela Le Monde – da sette a venti euro. non si tratta di un visto ma di un’autorizzazione per i soggiorni di breve durata, tra i tre e i sei mesi. In pratica l’Europa per far cassa sarebbe pronta a inasprire i costi a carico dei turisti. Come una giunta comunale qualsiasi farebbe e fa con la tassa di soggiorno. La stangata, chiaramente, colpirebbe tutti (o quasi) gli “ospiti” extraUe. A cominciare dagli americani. Non ditelo a Trump, per favore.


Torna alle notizie in home