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Cronaca

Ultras come commando l’agguato dei tre fermati pianificato sulle chat

di Ivano Tolettini -


Un’ora dopo l’agguato mortale a Raffaele Marianella, i tre presunti responsabili erano già in questura a Rieti. La procura vuole chiudere il cerchio attorno ai responsabili dell’assalto costato la vita al 65enne autista del pullman dei tifosi del Pistoia Basket: altri sei sospettati sono nel mirino. Nell’inchiesta del Pm Lorenzo Francia, coordinata dal Procuratore capo Paolo Auriemma, l’accusa è tra le più gravi: omicidio volontario.

Gli arresti

Tre gli ultras finiti in carcere: Alessandro Barberini, 53 anni, Manuel Fortuna, 31, e Kevin Pellecchia, 20, tutti appartenenti alla Curva Terminillo, il gruppo organizzato della Sebastiani Rieti. Le indagini della Squadra mobile e della Digos, ricostruiscono un piano premeditato, maturato in poche ore dopo la partita di domenica. Dai telefoni sequestrati agli indagati emergono conversazioni e chat che lasciano pochi dubbi: il gruppo si era dato appuntamento lungo la superstrada tra Rieti e Terni, in prossimità dello svincolo di Contigliano, aspettando che il bus dei tifosi toscani restasse senza scorta. Da lì, la sassaiola. Due mattoni scagliati contro il parabrezza: uno ha colpito Marianella al volto, uccidendolo sul colpo.

Si tratterebbe di un’azione lucida

Ecco perché gli investigatori parlano di “spedizione punitiva”. Un’azione lucida, coordinata, forse alimentata da rancori incrociati tra gemellaggi e rivalità del tifo organizzato: la Sebastiani Rieti è legata agli ultras di Scafati, a loro volta in contrasto con Cento, squadra gemellata con Pistoia. Sottotraccia, una cultura della violenza che travalica il basket. Le immagini di sorveglianza e le celle telefoniche hanno permesso di incastrare i tre reatini, ma gli accertamenti proseguono contro altri cinque sospetti, e la posizione di un diciassettenne è al vaglio della procura minorile. “Ci sono gravi indizi di colpevolezza – spiega il Procuratore Auriemma -, l’ipotesi è di omicidio volontario, anche nella forma del dolo eventuale.

Colpire per uccidere

Gli indagati sapevano di poter colpire e uccidere”. C’è l’ombra dell’estrema destra nell’inchiesta, che apre un fronte ideologico. Due dei tre arrestati risultano vicini a gruppi neofascisti. Sui loro profili social compaiono immagini di Mussolini, riferimenti a Casapound e slogan del suprematismo bianco. È su questo punto che il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo interviene con parole nette: “La militarizzazione del tifo, attorno a parole d’ordine tipiche del suprematismo ariano e dell’antisemitismo, è un fenomeno che non riguarda più soltanto il calcio. Esiste un’infiltrazione di gruppi violenti anche in altri sport, come il basket. Non possiamo fingere stupore: questi ambienti vanno monitorati e fermati”. Il riferimento di Melillo a una “militarizzazione” del tifo non è casuale. Gli investigatori ritengono che il gruppo avesse un’organizzazione interna, ruoli precisi, canali di comunicazione riservati. L’azione contro il bus dei tifosi pistoiesi sarebbe stata decisa in pochi minuti, ma su una struttura già pronta ad agire.

I fermati

Uno dei fermati, Kevin Pellecchia, 20 anni, ha pianto come un vitello in carcere. Si rende conto di essersi rovinato la vita. Il suo legale, Andrea Vella, racconta che il ragazzo “è sconvolto e vorrebbe chiedere scusa ai familiari della vittima”. Ma il dolore non cancella la gravità dei fatti. L’eco del delitto ha travolto la città di Rieti e il mondo dello sport. Giorgia Meloni, ha definito l’assalto “un atto di violenza inaccettabile e folle”. Su X ha scritto: “Esprimo il mio profondo cordoglio alla famiglia della vittima e la mia vicinanza a chi ha assistito a questa tragedia”. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha aggiunto: “È sconvolgente morire così, mentre si torna a casa dopo una partita di basket. Questi delinquenti si sono trasformati in assassini: non potranno mai essere definiti tifosi”. La società Sebastiani Rieti ha diffuso una nota in cui “si dissocia completamente da quanto accaduto, esprimendo sincero cordoglio e vicinanza alla famiglia dell’autista”.

La decisione della Federazione

Dopo il Consiglio federale convocato d’urgenza, la Federazione Italiana Pallacanestro ha disposto che tutte le gare casalinghe della Sebastiani si giochino a porte chiuse fino al termine delle indagini. È stato inoltre annullato il test della Nazionale previsto a Roma. In tutti i campi della Serie A2 si osserverà un minuto di silenzio per ricordare Marianella. Sul fronte investigativo, Digos e Mobile di Rieti continuano a ricostruire la catena di comando ultras. Gli inquirenti stanno passando al setaccio video, celle telefoniche e conversazioni WhatsApp, cercando di individuare chi ha coordinato la spedizione e chi ha materialmente lanciato i mattoni. Nel frattempo, la comunità sportiva si interroga. Come può lo sport, che dovrebbe unire, generare una morte assurda in una notte di provincia? La risposta sta forse nelle parole del procuratore Melillo: “Quando il tifo diventa milizia, lo Stato deve intervenire. Non possiamo permettere che la passione si trasformi in odio armato”. Raffaele Marianella, l’autista che credeva nel lavoro e nel rispetto, è morto per una guerra che non gli apparteneva. Ed è su quella violenza, travestita da tifo, alimentata da ideologia e codici di branco, che ora la giustizia è chiamata a fare piena luce.


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