Attualità

Un anello sui Colli Euganei: tra buon cibo, e-bike e storia

di Nicola Santini -


Non serve avere gambe da ciclista né la divisa da professionista per infilarsi nell’anello dei Colli Euganei: basta una bici elettrica, la voglia di farsi portare più che pedalare e l’illusione di fare attività fisica mentre in realtà ci si concede il lusso di guardarsi intorno.
Ogni curva è una cartolina senza cornice: ulivi storti che sembrano avere la memoria del tempo, vigneti ordinati come righe su un quaderno, colline nate da antichi vulcani che hanno la grazia di giustificare una sosta senza scuse.

L’e-bike ha questo potere: ti toglie l’alibi della fatica e ti lascia libero di rallentare, di fermarti, di assaporare il viaggio come un lungo antipasto al resto della giornata. Non c’è fretta e non c’è cronometro, l’unica regola è lasciarsi accompagnare da un ritmo che ha più a che fare con il piacere che con lo sport.

Il giro comincia presto, giusto per sentirsi organizzati, ma è il paesaggio che comanda. La ciclovia segue argini e strade secondarie, affianca i canali Battaglia e Bisatto che un tempo erano autostrade d’acqua per barconi carichi di vino e grano. Una sosta panoramica ti ricorda che non sei lì per collezionare chilometri, ma per perderti: il verde che cambia sfumatura con la luce, un campanile che spunta all’improvviso, l’aria che profuma di ulivo e di terra appena arata. La pianura fa da cornice piatta a colline che sembrano isole, un arcipelago di morbidezze disegnate da un geologo pittore. Ogni deviazione ti può portare dentro un borgo medievale, una villa veneta addormentata tra i filari, un castello che racconta storie di confini e battaglie. È un percorso che sa alternare geometrie ordinate e sorprese improvvise, come se la strada avesse deciso di allenare lo sguardo prima ancora delle gambe.

Quando si arriva al frantoio Colle del Poeta, la bici è dettaglio. Si capisce che pedalare era solo il mezzo per arrivare al punto: il pane, l’olio, i racconti. Si degusta con calma, ci si lascia guidare tra note di erba e mandorla, e si scopre che la vera ricchezza del posto non è la velocità, ma la lentezza. Poi Arquà Petrarca, con il pranzo che cancella qualsiasi illusione di dieta. Il borgo è già una Instagram story: stradine acciottolate, scorci che sembrano sospesi nel tempo e l’eco lontana del poeta che qui ha trovato la sua ultima casa.

Sedersi a tavola ad Arquà significa far coincidere il viaggio con il piacere: cucina veneta sincera, bicchieri di vino che parlano la lingua delle colline, il ritmo lento che diventa il vero lusso. Il pomeriggio si scioglie piano, senza ansia di rientro. La bici è stata la scusa perfetta per sentirsi sportivi, ma il bilancio è chiaro: il vero traguardo non sono i chilometri percorsi, ma le soste. Ogni curva è diventata invito, e per me che sono pigro, ogni pausa un regalo. I Colli Euganei, in questo gioco di e-bike, gastronomia e panorami, hanno trovato la formula perfetta: trasformare un giro in bicicletta in un’esperienza sensoriale completa, dove si parte per pedalare e si finisce per scoprire che la vera meta era fermarsi.


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