Attualità

Un emoticon che vale 61mila dollari canadesi: storica sentenza, nei guai un agricoltore

di Angelo Vitale -


Un pollice in su che vale 61mila dollari canadesi. I linguaggi più comuni e quotidiani imposti da tempo alla vita quotidiana di tutti noi che si trasformano, per gli effetti di una sentenza, in un conto salato da pagare. E’ quanto capitato ad un agricoltore canadese condannato per la risposta rapida, attraverso il pollice in su, che aveva inviato ad una proposta di contratto per una fornitura dei cereali da lui prodotti. Implacabile il giudice: “Non è un modo tradizionale di firmare, ma resta valido: è come una firma”.

L’emoticon, quindi, considerato alla pari di una firma di assenso ad un accordo tra le parti. Il malcapitato – ora chissà se cancellerà le “faccine” e gli altri simboli dai suoi dispositivi tecnologici – si chiama Chris Achter e nel 2021 aveva risposto con il pollice in su ad una mail che gli richiedeva l’arrivo di 87 tonnellate di cereali da consegnare nei mesi successivi. Nella mail si leggeva appunto la frase: “Si prega di confermare”. L’emoticon, apposto dall’agricoltore anche su precedenti mail per forniture poi andate a buon fine allo stesso destinatario, non aveva stavolta condotto all’arrivo della merce a destinazione. Da qui una causa di risarcimento e la sentenza del giudice della provincia canadese di Saskatchewan, T.J. Keen. Nessuna possibilità per Chris di replicare.


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