Attualità

Un fascismo senza volto tra Sicurezza e Libertà

di Giuseppe Tiani -


La caduta del muro di Berlino archiviò la guerra fredda e aprì una fase di sicurezza e tranquillità, che allontanava dal dramma bellico i popoli dell’UE, ma minacce alla sicurezza pubblica e globale covavano e permanevano. La globalizzazione finanziaria e tecnologica, il terrorismo transnazionale confessionale, le guerre e le migrazioni clandestine di massa, stanno alterando l’equilibrio sociale della vita democratica, condizionando ipso facto le scelte di governance del paese.

Un contesto, che non rappresenta un pericolo imminente per la democrazia, ma porta in sé prodromi di culture arcaiche e radicalismi religiosi che minano le nostre conquiste sociali, i diritti di libertà, i nostri costumi, la libertà delle donne, la libertà dell’identità di genere e il credo religioso della chiesa cattolica universale, su cui si fonda la civiltà millenaria di cui siamo espressione. Fenomeni preoccupanti, che tuttavia non escludono anche se indirettamente minacce alla compressione della libertà, specie per alcuni aspetti delle misure adottate dal Governo per circoscrivere e prevenire fenomeni violenti, prepotenti e oppressivi. Pertanto, instabilità internazionale, guerre, violenza schizofrenica, reati predatori e terrorismo, hanno posto in primissimo piano il rapporto che intercorre tra le nostre libertà e le esigenze di sicurezza, nel cercare di garantire quest’ultima si è posto in discussione il perimetro degli abusi o degli eccessi nell’esercizio dei diritti individuali e collettivi.

L’instabilità e l’incertezza dettata dalla mutazione della composizione sociale, l’evoluzione criminogena e la fluidità delle relazioni della società post ideologica teorizzata dal sociologo Zygmunt Bauman, fa emergere elementi di ruvido conflitto sul piano politico e tra i poteri dello Stato per le politiche di sicurezza adottate, che, in sostanza, si scontrano con chi dava per acquisite certezze più che in tema di libertà, di libertinaggio e prepotenza in disprezzo delle regole. Libertà e sicurezza rappresentano valori imprescindibili della democrazia, ma oggi vanno guardati attraverso una prospettiva realistica, superando la visione del ‘900 di un mondo che ahimè, “l’instabilità e il fascismo tecnologico” senza volto, che l’autoritarismo della globalizzazione ci ha fatto lasciare alle spalle, omologando comportamenti, gusto e modi di vivere e pensare, imposti da dipendenze inoculate da algoritmi elaborati sulle nostre abitudini e consuetudini.

Una rinnovata ma inedita forma di fascismo e colonizzazione, che lentamente penetra le coscienze e condiziona i modi di pensare. Il passaggio socioculturale che viviamo alimenta analfabetismo e un umanesimo ipocrita e di facciata, fondato su vacui slogan d’inariditi retaggi ideologici, che non sono più in grado di incidere sulla coscienza sociale e politica su cui si fondavano le culture dei partiti di massa del secolo scorso, frutto di lotte figlie del disagio popolare. L’imposizione culturale involutiva, imposta dal nuovo potere immateriale tecno-fascista-finanziario pur essendo senza volto, sta mutando il valore degli individui e il contesto sociale, unificandoli in un processo di omologazione passiva delle coscienze prima ancora che culturale e dunque, con il passare del tempo le differenze tra le persone nel quotidiano si assottigliano fuori dal contesto politico, e non sono più apprezzabili come esseri dalle caratteristiche uniche.

Il dibattito sul contrasto repressivo delle violenze va inquadrato nella dinamica delle tensioni generate dai protagonisti della politica, di qualche opinionista e del braccio di ferro tra i poteri dello Stato, considerato che la confusione concettuale dell’opposizione ha rinunciato per scelta ad una lettura delle problematiche della società con gli occhi della realpolitik, non è attraverso il ristretto ambito di decadute élite prive di idee e selezione delle priorità, che può emergere la necessità di garantire la sicurezza della collettività salvaguardando le libertà individuali. Come in qualsiasi altra emergenza, la cultura occidentale deve bilanciare con parsimonia l’uso della forza prerogativa esclusiva della Repubblica, perché essa stessa è tutrice posta a salvaguardia dei valori di cui la democrazia è portatrice; infatti, fronteggia gli attacchi alla nostra civiltà e garantisce i processi politici e partecipativi.

La civiltà occidentale non può contraddire sé stessa, ragione per cui la fruibilità dei diritti non possono e non devono mai venire meno. L’agorà pubblica è esposta a minacce non prevedibili neanche dagli algoritmi di polizia predittiva dell’IA, e pone i Governi di fronte ha scelte a tratti invasive e al limite dei confini liberali che garantiscono le libertà. La sicurezza nazionale assurge sempre più a valore primario, in nome della quale le altre garanzie rischiano di passare in secondo piano, specie quando è in atto una forma di colonizzazione confessionale che dileggia i nostri valori, e si espande dal basso facendo leva sulla cultura dei diritti occidentali che garantiscono uguaglianza, libertà di credo e integrazione tra popoli e culture.


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