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Un mix eterogeneo tra attivita’ scientifica, storia, filosofia ma soprattutto etica Scienze: con l’avvento della quantistica la fisica ha imboccato una nuova strada

di Redazione -


Continua dall’edizione numero 40

 

Il primo scopo della scienza è identificare l’ignoranza, il secondo è cercare di ridurla senza avere l’ambizione di trovare verità assolute. Il panorama scientifico oggi è esageratamente vasto. Husserl scrive negli anni 30, della crisi delle scienze europee e della fenomenologia trascendentale, esprimendo un importante giudizio sulle conseguenze del riduzionismo e del funzionalismo delle scienze o meglio degli scienziati di ieri e ancora più di oggi che, incapaci di rendere conto della complessità dell’umano, producono a livello della scienza frammentata, una crisi di significato e di etica, trasformando la madre scienza, in scienze figlie che si dimenticano di dialogare tra loro e scindendo così l’unica scienza, in piccole scienze. La scienza fine a sé stessa, ha perso l’antico e unico vero significato. Ma tutto si trasforma, ricordate? Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma…. e non sempre migliorando, se non si cresce intellettualmente. 

Più c’è da conoscere, più bisogna studiare, diventa più semplice dedicarsi unicamente ad un sottosistema isolandolo dal resto, fatto avvenuto in medicina quando il medico si è scisso nelle branche specialistiche, perdendo, come la scienza, di significato. Si è accorta del problema la filosofia moderna, che ha cercato di assumere il significato di “madre” delle altre piccole scienze, allo scopo di incrementare il sapere di queste scienze particolari, raccogliendo tutti gli assiomi generali vedendo di oggettivarli, per confermare il concetto di filosofia come “unico vero sapere”. Meglio però sostituire il vero con maggiore sapere. Solo la vera filosofia esercitata da veri filosofi, come unica scienza totale, può arrivare a maggiore conoscenza del reale, se non viene contaminata dalla presunzione che molti di questi filosofi mostrano, dimostrando di non essere filosofi ma politici. 

Il compito delle attuali piccole-scienze positive è, di contro, ridimensionato alla mera funzione strumentale e pratica, che spesso abbandona la retta ed etica via, ma che nonostante tutto, le piccole scienze gestite da piccoli scienziati, funzionano, con risultati che, almeno dal punto di vista economico sono gratificanti, ma purtroppo solo per alcuni privilegiati, danneggiando, a volte, tutti gli altri. 

Tento di proporre un esempio, per immaginare cosa si potrebbe, fare con una visione da scienziati che cavalcano l’onda, entrando nell’argomento del giorno, Coronavirus e proteina SPIKE del SarsCov-2. Nei laboratori dell’Università del Minnesota, è stato elaborato un modello tridimensionale della sua struttura. Il professor Fang Li firmatario dello studio, scrive: “In generale, imparando quali sono le caratteristiche strutturali delle proteine virali più importanti che permettono al virus di penetrare nelle cellule umane, possiamo progettare farmaci che possano bloccare la loro attività”. 

Si occupano delle sue caratteristiche strutturali, ma non il meccanismo, ad esempio, che permette alla proteina SPIKE di penetrare la cellula, perché questo meccanismo non è visibile nel microscopio elettronico, ma è immaginabile per chi avesse conoscenze di biofisica; eppure Fang Li, la biofisica la insegna, ma forse manca la funzione che permette di immaginarlo, l’intelligenza, o questa diventa pericolosa se si mette in discussione l’ordine costituito. L’articolo è stato pubblicato da poco su Nature.  La tecnica utilizzata è la cristallografia a raggi X che produce l’immagine, con la diffrazione dei raggi X attraverso lo spazio del reticolo degli atomi del virus in un cristallo, immagine che viene registrata e analizzata con un potentissimo computer per ottenere la natura del reticolo degli atomi virali, quindi l’immagine che si ottiene, come quella che vedono i virologi col microscopio elettronico non è reale ma virtuale. La diffrazione elettronica è la proprietà con cui grazie alla fisica quantistica i virologi vedono i loro virus, nei loro costosissimi microscopi elettronici, anche se con alcune differenze metodologiche. Questi due strumenti utilizzati da biologi e virologi si devono entrambi alla fisica quantistica. Questi scienziati blasonati, quelli del Minnesota facenti capo a Fang Li, docenti in diverse università, vedendo ciò che hanno ottenuto e si rendono subito conto che il loro virus, ottenuto come immagine tridimensionale, non assomiglia per nulla a quello visto col microscopio elettronico e questa constatazione non li porta a pensare che una delle due immagini non corrisponde al virus, oppure, che l’immagine più che al virus corrisponda alle energie emesse dagli atomi virali, visto che il fenomeno diffrattivo si genera per urto di una onda luminosa di una determinata frequenza sugli elettroni del virus, e gli elettroni non sono altro che cariche elettriche negative, che deviano il raggio luminoso che raggiunge uno schermo producendo ombre e luci, la cui somma elaborata dal computer virtualizza l’immagine del virus.  Due tecniche «quantistiche». Il dato ottenuto, in ogni caso, viene ritenuto molto prezioso perché consente di osservare, dice Fang Li che alla fine è un veterinario, come la nostra Capua, «come piccole mutazioni all’interno della proteina spike creano diverse pieghe che all’esterno generano delle creste che cambiano il modo in cui solitamente le particelle virali aderiscono ai recettori nelle cellule umane».  Questa sorta di cresta particolarmente compatta sulla proteina spike lo rende diverso dagli altri coronavirus, viene reputata in grado di creare legami con il recettore umano quattro volte più forti. Un altro dato passato inosservato risale al 2012 quando, durante una simulazione in laboratorio con molecole biatomiche di idrogeno si è dimostrato che campi magnetici estremamente intensi possono creare un legame chimico nuovo. Comunemente gli atomi possono formare molecole con due tipi di legami: quello ionico, in cui l’elettrone di legame viene ceduto da un atomo all’altro, e quello covalente, in cui l’elettrone viene condiviso. Questa ipotesi di terzo legame è stata realizzata in presenza di campi magnetici estremamente intensi e venne pubblicata su “Science” dal chimico Helgaker, dell’Università di Oslo. Il test venne effettuato con la molecola biatomica di idrogeno (H2) e le sue possibili distorsioni all’interno di un campo magnetico intenso. “La nostra ipotesi è che gli atomi siano tenuti insieme dal modo in cui i loro elettroni danzano intorno alle linee di campo magnetico”, ha spiegato Helgaker. “La loro energia cinetica può partecipare in modo importante al legame, in virtu’ dell’attrazione elettrostatica tra elettroni e nuclei.” Questo è solo un esempio di come non ci sia dialogo non solo tra le microscienze, ma anche tra membri delle stesse, che mancano di coordinazione tra loro. Ricordando, per concludere che molte certezze mediche sono fondate su assiomi postulati e convenzioni,  che sono gestite con metodo statistico, vorrei citare un grande personaggio sconosciuto ai più, ma che ha dato tantissimo alla fisica mondiale, un grande salernitano, ricordando che Salerno fu sede di una importantissima scuola medica, il fisico EMILIO Del GIUDICE noto anche per gli studi sulla fusione fredda con l’amico Giuliano Preparato, Stanley Pons e Martin Fleischmann. Da leggere il suo libro composto in collaborazione col giornalista Maurizio Torrealta, «Il segreto delle tre pallottole». Una sua frase che sento mia “La società si è costruita con le sue leggi, che non sono la conseguenza delle leggi della biologia, sono le leggi dell’economia che sono leggi diverse. La legge della biologia richiede la cooperazione, la legge dell’economia richiede la competizione. Quindi, in questo senso, l’economia è intrinsecamente un fatto patologico, che genera patologia, che genera malattia. Finora nella storia umana si è stati nella preistoria, perché la specie umana come tale non ha mai avuto la possibilità di formarsi, perché per formarsi i suoi componenti debbono risuonare tra di loro. La competizione è l’esatto contrario, della risonanza. Finché esiste un regime fondato sulla competizione tra gli esseri umani, il problema della salute e della felicità non potrà mai essere risolto.” Lo cito ancora una volta: Le scienze che producono enunciati universali sono “predittive” e chi le pratica ama chiamarle “dure”. Mentre le scienze che producono enunciati esistenziali sono chiamate “descrittive” e chi non le pratica le chiama “molli”. I biologi, spinti dal paradigma popperiano, hanno sviluppato una insana invidia per la fisica e provano da tempo a proporre leggi predittive, matematizzate. Ma l’evoluzione stessa mostra come sia intrinsecamente impossibile prevedere la storia naturale. Possiamo identificare qualche “legge” genetica e qualche “legge” ecologica, ma quando queste interagiscono la situazione diventa talmente complessa che le previsioni “dure” diventano intrinsecamente impossibili.

 

Antonella Sperati


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