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Una famiglia su dieci non riesce a pagare affitto, mutuo o bollette

di Adolfo Spezzaferro -

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Lo stipendio non basta più per tirare a campare. L’uno-due pandemia-guerra e l’aumento del costo della vita registrato nell’ultimo anno a causa dell’impennata dei prezzi di beni e servizi (sulla scorta dell’aumento dei costi dell’energia) sta mettendo a dura prova le finanze delle famiglie italiane. Dopo la crisi scatenata da lockdown e restrizioni per via del Covid e dopo la batosta sul fronte energetico con i rincari dovuti alle sanzioni contro la Russia per via della guerra in Ucraina, la situazione è diventata insostenibile per il 13% delle famiglie italiane. Una famiglia su dieci, dunque, considera il proprio reddito insufficiente a far fronte alle necessità primarie, vale a dire alle spese irrinunciabili come i generi alimentari. Oppure le spese legate alla casa come l’affitto, il mutuo, le bollette.
A questo gruppo di famiglie, che potremmo definire compromesse, dobbiamo aggiungere un gruppo molto più numeroso – il 43% delle famiglie intervistate – che valuta la propria condizione reddituale appena sufficiente a far fronte a tali spese. Ciò significa che questo equilibrio labile sarebbe messo a rischio da un evento imprevisto anche di modesta portata. A lanciare l’allarme sono i risultati dell’Osservatorio “Sguardi Famigliari” di Nomisma.
I numeri parlano chiaro: negli ultimi mesi le famiglie più a rischio non sono riuscite a fronteggiare l’elevato costo della vita. Il 78% delle famiglie si dichiara insoddisfatto della propria condizione reddituale, molto più delle difficoltà lavorative (10%). Nel dettaglio, un’eventuale spesa imprevista, anche di piccola entità, potrebbe diventare un serio problema da affrontare per il 22% delle famiglie totali, percentuale che sale al 30% tra le persone sole non anziane, al 31% per i genitori soli con figli, e al 41% per le famiglie in affitto.
Le persone a rischio povertà sono 8,2 milioni, in aumento di circa 10mila unità rispetto all’anno precedente.
L’impennata dell’inflazione e l’aumento dei prezzi hanno depresso fortemente il potere di acquisto delle famiglie. Più della metà del campione ha visto crescere le bollette energetiche di oltre il 50% rispetto ai livelli di un anno fa, con il 16% che dichiara di aver avuto molte difficoltà nel pagare le utenze. E tra questi ultimi il 4% ha accumulato ritardi nei pagamenti. Per far fronte ai rincari energetici le famiglie hanno dovuto innanzitutto comprimere le spese ritenute “superflue” – tempo libero, attività culturali e sportive. Il 39% delle famiglie che si è dichiarata in difficoltà nel pagare le bollette ha dovuto ridurre anche spese basilari come quelle sanitarie, il 31% ha tagliato le spese per l’istruzione mentre il 27% ha manifestato difficoltà nel pagare il mutuo o l’affitto della propria abitazione.
Il futuro non appare più roseo. Infatti il numero di famiglie che teme di poter incontrare forti difficoltà nel pagare le utenze sale al 24%, un campanello di allarme che la dice lunga sulla crisi economica. Ci sono fattori che aumentano l’esposizione al rischio di non arrivare a fine mese, come un solo reddito in famiglia e il non possedere una casa di proprietà. Lo stesso vale per chi ha un’attività lavorativa meno qualificata (il 73% dei capifamiglia operai giudica il proprio reddito non adeguato), o anche un basso titolo di studio (62%), oppure vivere al Sud (63%). Ecco dunque che, al netto della famiglia di origine, i servizi sociali sono la principale rete di supporto delle famiglie in difficoltà: vi si rivolgerebbe il 27% di quelle in situazione di incertezza. Altro dato di cui tenere conto, nei prossimi mesi ci sarà una forte pressione sui Comuni, con i servizi sociali appunto sotto assedio. “Le famiglie italiane – scrive Nomisma – sollecitano con forza i decisori politici a ripensare l’approccio alla progettazione, alla gestione e al finanziamento dei Servizi e delle Politiche: è sempre più evidente come la somma dei singoli interventi non costruisce una politica. Le famiglie hanno sempre più bisogno di Politiche”.

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