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“Una nuova Costituente per il presidenzialismo”

di Edoardo Sirignano -


“La Bicamerale una soluzione, meglio un’Assemblea Costituente ristretta”. A dirlo Gaetano Quagliariello, tra i più autorevoli costituzionalisti italiani. Il coordinatore nazionale di “Italia al Centro”, che aderisce alla lista “Noi Moderati”, esorta i partiti dopo il 25 settembre a collaborare per le grandi riforme, proprio come avvenne nell’immediato dopoguerra.

Il presidenzialismo tra gli argomenti clou della campagna elettorale. È favorevole?
Le nostre istituzioni hanno bisogno di un tagliando. Renderle più forti vuol dire avere un Paese meno fragile dal punto di vista economico, ma soprattutto più sovrano. Il semipresidenzialismo non stravolge l’assetto costituzionale, ma lo aggiorna. Necessario, quindi, per chi intende salvaguardare la democrazia rappresentativa. Quest’ultima ha bisogno di essere sempre più collegata alle espressioni della volontà popolare. Altrimenti rischia di non essere attuale.

Altro tema scottante nel dibattito quello sull’autonomia differenziata. Che idea si è fatto sull’argomento?
Se si pensa a una centralizzazione dello Stato con il semipresidenzialismo, è fondamentale bilanciare il tutto con una maggiore autonomia degli enti locali. Se scritta bene questa norma può giovare ai territori più deboli. Non saranno più considerati figli di un dio minore.

Per cambiare il Paese serve uno spazio fisico in cui ragionare. Può essere la Bicamerale?
Le istituzioni si cambiano in maniera concordata, non a colpi di maggioranza. Basta vedere l’esperienza del governo Renzi. La Bicamerale è una possibile soluzione, ma ancora meglio un’Assemblea costituente ristretta di solo cento membri o anche meno, eletti con il sistema proporzionale.

Perché sceglierli con questo criterio?
Nei collegi uninominali vincerà quasi certamente un solo schieramento. Non si garantirebbe, quindi, rappresentatività e legittimazione.

Sulle grandi questioni, sarà fondamentale trovare Letta e Meloni allo stesso tavolo?
Avere una concordia su ciò che riguarda l’interesse condiviso della nazione dovrebbe essere scontato per un Paese maturo. Spero che ciò sia importato dal governo di larghe intese che sta completando in questi ultimi giorni il suo lavoro. Mi auguro che questa maturità non vada dispersa.

Cosa ne pensa, invece, del taglio dei parlamentari che farà restare molti suoi colleghi a casa?
Poteva essere una cosa buona, ma doveva essere accompagnato da una riforma più incisiva delle istituzioni, innanzitutto sul funzionamento di Camera e Senato. I veri obiettivi dovevano essere un bicameralismo più efficiente e una legge elettorale che garantisse una reale rappresentanza dei territori.

Ritornando alla politica, che spazio pensate di avere all’interno della coalizione?
Serve una componente moderata e liberale al centrodestra. Noi Moderati sarà un valore aggiunto per la coalizione non solo durante le elezioni, ma soprattutto quando si dovrà governare.

Partecipate al palio dei centristi?
Non siamo mollaccioni. Siamo persone con principi molto solidi che cerchiamo di far valere, tenendo la schiena dritta. Possiamo occupare spazi importanti. Dobbiamo, però, essere bravi a interpretare il ruolo di una minoranza non scontata, non dedita al compromesso, non sempre disponibile a dire sì. Ci candidiamo a essere da una parte i garanti dei conti pubblici, dall’altra quelli che spingono sullo sviluppo, evitando pericolosi “no”. Basti pensare a quello sul rigassificatore di Brindisi.

A proposito di no ideologici, il centrodestra si ritrova sulle stesse posizioni del neonato polo centrista, guidato da Renzi e Calenda…
Loro dovranno fare opposizione. Noi saremo al governo. Prima della campagna elettorale ci siamo ritrovati su molte questioni importanti. Nel momento, però, in cui il leader di Azione ha chiuso un accordo con Letta, siamo stati costretti a prendere altre strade. Siamo liberali e moderati, ma non disponibili a portare acqua alla sinistra.


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