Esteri

UNA STRAGE

di Martina Melli -


Mercoledì scorso, almeno 150 soldati israeliani hanno assaltato la città di Nablus, in quello che è stato uno dei raid militari più letali nella Cisgiordania occupata dai tempi della rivolta palestinese dei primi anni 2000. Nel giro di quattro ore, l’esercito israeliano ha ucciso 11 palestinesi e ferito più di 100 persone. L’attacco è avvenuto appena un mese dopo il raid nel campo profughi di Jenin, in cui sono state contate altre dieci vittime. Jenin e Nablus, che negli ultimi tempi si sono contraddistinte per una piccola resistenza armata, sono diventate teatro di diversi attacchi israeliani. Tra le vittime del raid di mercoledì tre uomini anziani – di 72, 66 e 61 anni – e un ragazzo di 16 anni. Centinaia coloro che hanno inalato gas lacrimogeno. “Sparavano a destra e a sinistra, a chiunque, a chi aveva e non aveva armi. Ero a 2 metri da un ragazzo, e lui è stato colpito e ferito proprio accanto a me”, ha detto ad Al Jazeera Khaled Jamal, un residente di 25 anni.
“È stato catastrofico. Tutti dentro e fuori l’ospedale piangevano: uomini, donne, bambini. Mercoledì all’alba, le forze sotto copertura israeliane sono entrate a piedi nella Città Vecchia di Nablus mer, vestiti da uomini religiosi musulmani e donne velate, e si sono nascoste all’interno di una moschea nel quartiere di al-Halabeh accanto a una casa dove si stavano rifugiando due combattenti palestinesi. Secondo i testimoni, i soldati israeliani sarebbero rimasti nascosti all’interno della moschea fino al mattino, mentre dozzine di altri militari prendevano posizione dentro e intorno alla casa e nel quartiere, compresi cecchini sui tetti. Akram Saeed Antar, un residente della zona di al-Halabeh dove si trovava la casa presa di mira, ha detto che i soldati israeliani sparavano indiscriminatamente. “I combattenti della resistenza hanno fucili normali, non possono certo far fronte a proiettili, missili e droni”, ha continuato Antar.
Le truppe hanno poi attaccato folle di palestinesi in diverse località affollate di Nablus, con proiettili veri e gas lacrimogeni che contenevano spray al peperoncino. I colpi arrivavano anche dai droni, mentre gli scontri si facevano sempre più diffusi con i residenti. “Non era normale gas lacrimogeno. È stato mescolato con spray al peperoncino.”
Un altro testimone, che ha preferito restare anonimo per paura di rappresaglie, ha detto: “E’ stata una strage. Tutti correvano, urlavano per le strade. L’esercito era barbaro: sparavano alle persone per strada, nei negozi, ai carrelli di cibo e merci al mercato, rovinavano i prodotti “, ha rivelato il testimone anonimo ad Al Jazeera.

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