Salute

Uno studio rivela: correlazione tra vaccino Astrazeneca e sindrome di Guillain-Barré

La University College London ha riscontrato un aumento dei casi nelle due o tre settimane post-inoculazione. Una ricerca simile riguarderebbe il Johnson & Johnson. La causa potrebbe essere l’adenovirus

di Federico Cenci -


Dapprima si manifesta attraverso l’intorpidimento e il dolore muscolare. Poi, con il passare del tempo, a vari livelli può provocare difficoltà di movimento, di deambulazione, di deglutizione, a volte persino di respirazione. È la sindrome di Guillain-Barré, che secondo i dati del Servizio sanitario britannico (Nhs) ripresi dal tabloid Mirror, costringe le persone che ne sono colpite ad aver bisogno di cure ospedaliere per un periodo che varia dai sei ai dodici mesi. In media, una persona su venti ne muore.

Ora, secondo uno studio della University College London (Ucl) ripreso dal quotidiano britannico The Telegraph, in alcuni casi la sindrome di Guillain-Barré potrebbe essere ricondotta alla somministrazione del vaccino Astrazeneca. Gli scienziati dell’ateneo londinese hanno riscontrato un aumento di persone affette da questa malattia nelle prime due o tre settimane post-vaccinazione, ma solo di Astrazeneca, quindi non di altri vaccini anti-Covid come Pfizer o Moderna.

La causa dell’aumento dei casi, secondo i ricercatori, potrebbe essere la tipologia del vaccino a vettore virale (adenovirus). Di qui la ragione per cui l’incremento non sarebbe stato registrato tra le persone vaccinate con sieri a mRna. Solitamente l’adenovirus causa un comune raffreddore, ma secondo lo studio dell’Ucl c’è la possibilità che possa confondere il sistema immunitario. Ipotesi, per ora soltanto ipotesi.

Il prof. Michael Lunn, dell’Istituto di Neurologia dell’Ucl, ha affermato al The Telegraph: “Al momento non sappiamo perché un vaccino possa causare questi piccoli aumenti” di casi di sindrome di Guillain-Barré. “Può darsi”, prosegue l’esperto, “che si verifichi un’attivazione immunitaria non specifica nei soggetti suscettibili, ma se così fosse rischi simili potrebbero applicarsi a tutti i tipi di vaccino”. È allora “logico suggerire”, osserva Lunn, “che il vettore adenovirus, spesso utilizzato per sviluppare vaccini, compreso quello di Astrazeneca, possa essere responsabile dell’aumento del rischio”.

La sindrome di Guillain-Barré colpisce, soltanto nel Regno Unito, 1.500 persone ogni anno. Nel 30-40 per cento dei casi le cause non sono note. Il che alimenta il sospetto dei ricercatori che l’adenovirus possa avere un ruolo. Del resto questo principio è utilizzato non solo per i vaccini anti-Covid, ma pure per quelli contro una varietà di patogeni come tubercolosi, Hiv, malaria.

L’esperto della University College London ha parlato di “piccoli aumenti” dei casi. Ecco a quali numeri fa riferimento: tra gennaio e ottobre 2021 sono stati registrati nel database del Regno Unito 996 casi di sindrome di Guillain-Barré, con un insolito picco, tuttavia, tra marzo e aprile. In questi due mesi si sono verificati circa 140 casi al mese, contro una media di 100: l’aumento è stato del 40 per cento. La ricerca ha mostrato, inoltre, che 198 casi (il 20 per cento del totale) sono avvenuti entro sei settimane dalla somministrazione della prima dose di vaccino anti-Covid.

Dall’altra parte dell’Oceano, intanto, giunge un elemento interessante. Una ricerca effettuata negli Stati Uniti e citata nell’articolo di “The Telegraph”, infatti, suggerisce che la questione potrebbe non riguardare soltanto Astrazeneca, ma anche Johnson & Johnson. I due vaccini hanno in comune il vettore adenovirus. Il prof. Lunn tiene a precisare che “i benefici di questi vaccini sono enormi, mentre i rischi sono minimi e non ci sono molti vettori virali da usare”. Però, prosegue il docente, “è bene che il pubblico sia consapevole dei rischi”. L’esperto dell’ateneo londinese inoltre rileva che “in teoria”, se si riuscisse a individuale la causa della sindrome di Guillain-Barré, “potremmo disattivarla e potremmo essere in grado di prevenire la progressione della malattia”. Giuste considerazioni, quelle del professore Lunn. È importante informare e fare ricerca libera. Tacere o minimizzare non fa altro che accrescere la diffidenza dei cittadini e impedire lo sviluppo delle conoscenze scientifiche.


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