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USA E GETTA

di Rita Cavallaro -


Una class action di condannati a morte per chiedere umanità. Non contro l’esecuzione, che negli Usa è una causa persa, ma avverso l’isolamento a cui i detenuti condannati all’iniezione letale sono sottoposti. Poco giorni fa, infatti, un gruppo di prigionieri del braccio della morte nel carcere di Livingston, in Texas, ha intentato una causa federale contro il sistema carcerario statale, per la politica di isolamento obbligatorio e a tempo indeterminato di tutti i reclusi in attesa di esecuzione. L’istanza si basa sull’assunto che l’isolamento provoca gravi danni fisici e psicologici sui carcerati. Quel tipo di regime, secondo gli avvocati, limita fortemente l’accesso all’interazione umana, alle cure mediche e alla rappresentanza, in quanto i condannati a morte devono restare nelle loro piccole celle per ventidue ore al giorno.
“Le condizioni nel braccio della morte in Texas sono tra le più brutali rispetto agli altri bracci del paese. I querelanti in questo caso cercano sollievo da condizioni che sono state descritte come tortura”, ha spiegato Pieter Van Tol, uno dei legali della class action, intentata presso il tribunale federale di Houston a nome dei 182 detenuti maschi nel braccio della morte. Tra i condannati all’esecuzione che hanno fatto ricorso ci sono delle storie limite. Come quella del 54enne Mark Robertson, da 31 anni nel braccio della morte, 21 dei quali in isolamento. Negli atti presentati ai giudici viene certificato che, da quando è stato sottoposto a isolamento, la salute di Robertson si è aggravata, tanto che il condannato ha sviluppato gravi problemi cardiaci e un severo disturbo da stress post-traumatico. La causa arriva mentre nel penitenziario un folto numero di prigionieri è in sciopero della fame da alcune settimane, proprio per protestare contro la politica di contenimento solitario dello Stato.

Nessun commento dal Dipartimento di Giustizia, che però ha voluto precisare come l’isolamento rappresenti meno del 3 per cento della popolazione carceraria e sia considerato “detenzione di sicurezza” da applicare “con giudizio”. E solo per detenuti membri di pericolose bande, a rischio di fuga o responsabili di aggressioni.

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