Usa fra rialzo dei tassi e rischio recessione. Questa è l’America che aspetta Giorgia
Managing Director Kristalina Georgieva, European Central Bank President Christine Lagarde, Federal Reserve Chairman Jerome Powell
C’era una volta in America. Non è il film di Sergio Leone ma il Paese che attende di accogliere Giorgia Meloni. E che oscilla tra l’aumento dei tassi, mai così alto da 22 anni a questa parte e la grande paura della recessione.
Saranno giorni di passione, in America. Tra le decisioni della Fed e i dati economici di primavera. Gli Stati Uniti combattono contro uno spettro chiamato recessione. Solo i dati potranno esorcizzarlo, almeno per un po’. Domani sarà il giorno della verità. Intanto, oggi, tocca alla Bce rimodulare i tassi di interesse. La differenza è che, in America, la Fed, che a giugno ha dato requie all’economia Usa stabilendo una tregua, ha cominciato molto prima e oggi i tassi di interesse sfiorano pericolosamente il 6 per cento. La similitudine è che sia negli Stati Uniti che in Europa analisti, imprenditori e famiglie chiedono la fine dell’inasprimento e auspicano un atterraggio. Possibilmente morbido. Le borse hanno vissuto, e stanno vivendo, la doppia vigilia con la consueta trepidazione. La domanda che agita i mercati adesso è un’altra: quando finirà? Le speranze di analisti ed esperti vanno tutte nella stessa direzione: a luglio sarà l’ultimo rialzo, siamo arrivati al plateau. Da qui in poi, non si aumenta più. Se negli Usa l’aumento era nell’aria, in Europa è a dir poco scontato. Il tema, pertanto, non riguarda le scelte di luglio. Ma quello che dovrà accadere da settembre in poi. L’America, ancora una volta, sembra avvantaggiata. Se non altro, per una questione temporale dal momento che la Fed ha cominciato molto prima della Bce ad alzare i tassi. Tuttavia c’è un problema. Le misure stanno iniziando a sortire effetti ma non come ci si aspettava. In Europa, invece, le cose stanno diversamente: i numeri non mentono, il credit crunch non si può più nascondere e le prospettive di crescita sono sempre più flebili. A Francoforte ripetono da mesi che “la strada da fare è ancora lunga”. Ma nel board Bce iniziano a farsi strada opinioni meno accomodanti verso la linea dei falchi.
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