Esteri

Partita a scacchi. Usa, Hamas, Israele e Iran attendono le rispettive mosse

di Ernesto Ferrante -


Regna l’incertezza sulla risposta di Hamas alla nuova proposta degli Stati Uniti per trovare un accordo che consenta la liberazione degli ostaggi che sono ancora nella Striscia di Gaza. Il presidente statunitense Joe Biden ha provato a forzare la mano, ma senza risultati. Gli intoppi non mancano, a cominciare dalla condizione dei prigionieri. Per gli Stati Uniti, il movimento islamico di resistenza dovrebbe rilasciarne 40 “vivi” in cambio di 900 palestinesi, “tra cui 100 che stanno scontando l’ergastolo”. Un esponente del gruppo ha spiegato all’agenzia “Arab World Press” (Awp) che a non convincere è anche “la proposta di controllo da parte di Israele del ritorno dei palestinesi dal sud al nord di Gaza”, ritenuta “peggiore di quella precedente”. Per gli Usa i nomi dei prigionieri inclusi nello scambio dovrebbero essere scelti per via negoziale, mentre i miliziani intendono selezionarli direttamente. Il raggiungimento di un’intesa è reso più complicato dall’uccisione di tre figli e quattro nipoti del leader di Hamas Ismail Haniyeh da parte dell’esercito israeliano. Un atto che, secondo Basem Naim, membro dell’ufficio politico della formazione sunnita, dimostra la “disperazione” del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo intento di “minare” i colloqui in corso per il cessate il fuoco. Ad al Jazeera, Naim ha detto che “Netanyahu non è riuscito nelle ultime settimane a rovinare i negoziati ed è sotto pressione da parte degli americani, della comunità internazionale e della società interna israeliana”. “Netanyahu sta ora usando tutti gli strumenti sporchi – ha aggiunto ancora – uccidendo i nostri figli, le nostre mogli e assassinando leader o persone a Damasco… Insiste nel minare ogni possibilità di raggiungere un accordo di cessate il fuoco”.
Intanto, stando a quanto riporta il sito d’informazione israeliano “Walla”, il primo ministro non era stato coinvolto nella decisione di lanciare il raid aereo. Anche il ministro della Difesa, Yoav Gallant, sarebbe stato all’oscuro di tutto. Le operazioni sono state coordinate dall’agenzia di intelligence Shin Bet. L’organizzazione per la sicurezza con sede ad Afeka e le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno eliminato il miliziano Nasser Yakob Jabber Nasser, considerato uno dei principali finanziatori delle attività di Harakat al-Muqawama al-Islamiyya a Rafah. Solo lo scorso dicembre gli aveva trasferito centinaia di migliaia di dollari perché portasse avanti le sue attività militari nella città, si legge in una nota.
Nelle scorse ore, il capo della Casa Bianca ha chiesto allo Stato ebraico di accettare unilateralmente un cessate il fuoco della durata da sei a otto settimane. Lo ha reso noto lo stesso Biden nel corso di una intervista all’emittente Univision.
“Quello che chiedo, ha affermato, è che gli israeliani domandino semplicemente un cessate il fuoco, consentano per le prossime sei, otto settimane l’accesso totale a tutto il cibo e le medicine” di cui ha bisogno la popolazione dell’enclave. “Ho parlato con tutti, dai sauditi ai giordani agli egiziani. Sono pronti a impegnarsi – ha proseguito il dem – Sono pronti a trasportare questo cibo e penso che non ci siano scuse per non provvedere alle esigenze mediche e alimentari di quelle persone. Dovrebbe essere fatto adesso”.
Washington potrebbe intervenire per aiutare Tel Aviv a difendersi da un attacco missilistico di Teheran, dato per imminente. A dichiararlo sono stati alcuni funzionari, paventando la possibilità di un confronto diretto non solo tra Iran e Israele, ma anche tra Iran e Stati Uniti. Una pericolosa escalation a catena.
La missione iraniana all’Onu ha rivolto forti critiche al Consiglio di Sicurezza sul social X: “Se il Consiglio di Sicurezza dell’Onu avesse condannato l’atto di aggressione riprovevole del regime sionista alle nostre sedi diplomatiche a Damasco e successivamente avesse assicurato alla giustizia i suoi autori, l’imperativo per l’Iran di punire questo regime canaglia avrebbe potuto essere evitato”.


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