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USIGRai contro Dragoni: “No al suo libro in Rai”. Il giornalista: “Io uomo libero, no a messa cantata”

di Domenico Pecile -


Lui la ricostruisce così: “Era una trasmissione molto gradevole, Un bell’interlocutorio con tre ospiti, tra cui io. Il tutto grazie a due professionisti di prim’ordine come Marcello Foa e Peter Gomez, spesso dissonanti tra di loro. Incidentalmente si è parlato del mio libro in cui, tra l’altro, sostengo che l’abbandono delle fonti fossili è un po’ improbabile se non impossibile. Ho sottolineato una serie di considerazioni che fanno parte del dibattito scientifico di cui parlo nel libro, e… apriti cielo. Arriva la levata di scudi”. Lui è il giornalista Fabio Dragoni, autore del libro “Per non morire al verde”, uno dei tre ospiti, appunto, della trasmissione radiofonica su Radio Rai 1 “Giù la maschera”. La levata di scudi è, invece, il duro comunicato stampa del sindacato dei giornalisti Usigrai, che manifesta tutta l’indignazione per le parole di Dragoni.  “Il Cdr del Giornale Radio e l’Usigrai, ancora una volta, devono con forza prendere le distanze dalle tesi antiscientifiche – si legge nella nota – andate in onda a “Giù la maschera” e “Il rosso e il nero” su Radio1. Il cambiamento climatici è un problema serio che non può e non deve essere affrontato con approssimative tesi da bar. Noi siamo il servizio pubblico. Noi siamo la Rai e da sempre il Giornale radio con i suoi professionisti ha raccontato come questi cambiamenti siano diventati un’emergenza”.

Immediata la controreplica dell’interessato. “Evidentemente per Usigrai – afferma Dragoni con sarcasmo – ci devono essere tante voci che dicono la stessa cosa, cantano la stessa canzone, intonano la medesima musica, ma tutto ciò non è un dibattito, ma un coro. Ed evidentemente c’è pure un direttore d’orchestra che evidentemente è Usigrai che decide e parla di tesi da bar, mentre il mio libro è straordinariamente documentato – supportato da una vastissima biografia –  dove si riportano dati su dati. Nessuno ovviamente è obbligato a leggerlo. Ma nessuno è autorizzato a dire fesserie”. Insomma, per Dragoni “il servizio pubblico deve sapere che il dibattito scientifico non può essere soggetto ad alcuna censura”. Anche perché la scienza si nutre anche di dubbi. In uno dei capitoli conclusivi del suo libro si legge tra l’altro: “Anche senza scomodare i più preparati scienziati che hanno molto da argomentare in materia di inconsistenza a proposito di argomenti a favore del cambiamento climatico antropico, basterebbe un minimo di buonsenso e porsi alcune domande elementari”.

Dragoni cita poi alcuni scienziati che dissertano in materia di rilevanza dell’attività solare sul clima proprio “perché ritengo che l’approccio non debba essere ideologici”. E a proposito di questo, Dragoni per replicare all’Usigrai si affida a un altro passo del suo libro dove si legge che “Oltre il 20 per cento delle notizie diffuse dai più importanti quotidiani e telegiornali nazionali fa da megafoni ad argomentazioni contro la transizione energetica e le azioni per mitigare il riscaldamento globale. E questo è quanto emerge dal nuovo rapporto che Greenpeace Italia ha commissionato all’Osservatorio di Pisa. Chiaro il concetto?  Non è sufficiente che un certo pensiero sia preponderante nel dibattito mediatico. Quello a cui mirano è il controllo completo dello stesso, e nessuna deviazione è tollerata. Dal buon senso a senso unico “è tutto un attimo” avrebbe cantato Anna Oxa”. Dragoni si ferma un attimo, poi chiosa: “Gli scienziati si accapigliano e scommettono su quella che sarà la temperatura  media nel 2050 quando facciamo fatica a fornire con estrema precisione le previsioni del tempi per il giorno successivo”. 


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