Esteri

Vaiolo delle scimmie, déjà vu Covid: “Siamo solo all’inizio”

L’Oms invita a utilizzare vaccini e trattamenti. L’Italia risponde presente: pronte 5 milioni di dosi. Intanto la Russia accusa: “Indagate sui laboratori Usa in Nigeria”

di Federico Cenci -


“Vediamo solo la punta dell’iceberg”, i casi “possono crescere ancora” perché “siamo solo all’inizio”. La sequela di minimizzazioni del vaiolo delle scimmie da parte degli esperti ha fatto registrare oggi una brusca interruzione. Nel corso di un briefing tecnico alla 75esima World Health Assembly, l’esponente dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Sylvie Briand ha lanciato l’allarme mentre sono circa 200 i casi emersi in più di 20 Paesi. Affermazioni, le sue, che evocano quanto accaduto all’insorgere del Covid: dapprima si sminuiva, subito dopo si iniziava ad avvisare che i casi sarebbero aumentati. Manca ancora, però, la terza fase, ovvero l’avvio delle misure restrittive finalizzate al contenimento dei casi. L’auspicio è che questa terza fase ci verrà risparmiata, almeno su larga scala. A tal proposito l’Oms continua a distillare ottimismo. La Briand sostiene che il vaiolo delle scimmie “non è Covid”, nel senso che è meno preoccupante, e aggiunge che possa essere contenuto facilmente, a patto però che “si mettano in campo le misure giuste ora”. Ma quali sono le misure giuste? L’esponente dell’Agenzia delle Nazioni unite lancia degli appelli: comunicare per evitare panico e stigmatizzazioni verso alcuni gruppi – ossia le persone omosessuali – e, ove possibile, utilizzare vaccini o trattamenti.

Vaccinazioni che, come ha reso noto nei giorni scorsi L’Identità, si stanno già eseguendo in Regno Unito. Presto potrebbe seguire l’esempio anche l’Italia. Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, ospite a Rainews 24, ha infatti spiegato: “L’Istituto superiore di Sanità ha dichiarato che abbiamo già la disponibilità di oltre 5 milioni di dosi di vaccino antivaiolo quindi, siamo preparati eventualmente nel procedere qualora ve ne fosse la necessità”. Ma l’evocazione della campagna vaccinale non è l’unica similitudine con il Covid. In Italia il ministero della Salute ha emanato una circolare che fa riferimento sì alla vaccinazione per personale sanitario e soggetti a rischio, ma anche alle misure di isolamento di ventuno giorni dei contatti stretti. Un vero e proprio déjà vu. Giunge a tal proposito il plauso da parte di alcuni dei virologi divenuti volti noti della tv durante la pandemia. Intervistato dall’Adnkronos Matteo Bassetti, primario della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ci tiene a precisare che la quarantena “non è uno strumento da medioevo”. In effetti non da medioevo, ma da età contemporanea come ha testimoniano la pandemia di Covid. “Se Austria, Belgio, Germania e Regno Unito l’hanno fatto, credo che abbiano seguito le indicazione visto che è una infezione che ha un tempo di incubazione di 21 giorni”, ha proseguito il virologo genovese. “Questo se si vuole limitare la diffusione del virus”. Gli fa eco, sempre all’Adnkronos, Fabrizio Pregliasco, docente all’Università Statale di Milano: “Ritengo giusto essere il più protettivi possibile e quindi immaginare una disposizione di quarantena”. Pregliasco però rassicura: “Oltretutto in Italia non è che la quarantena si fa come in Cina, ‘murando vive’ le persone in casa”. Quale magnanimità! Intanto, sempre per quanto concerne i déjà vu, il capo delle truppe di radioterapia, protezione chimica e biologica delle forze armate della Russia, Igor Kirillov, ha chiesto all’Oms di indagare sui laboratori statunitensi in Nigeria, Paese in cui si trova il ceppo dell’Africa occidentale dell’agente eziologico del virus.


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