Esteri

Vaiolo delle scimmie: timori dell’Oms sui raduni estivi

Greco (ex Cts): “Migliaia di casi? Fantascienza”. Ma intanto l’Agenzia Onu lancia l’allarme sui luoghi con grandi assembramenti e si parla insistentemente di vaccino

di Federico Cenci -


In Paesi in cui la malattia non è endemica si registrano 92 casi confermati e 28 sospetti. Ieri l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fatto il punto sulla situazione del vaiolo delle scimmie nel mondo e ha deciso di innalzare il livello di emergenza. Gli esperti invitano a non creare allarmismo, tuttavia è troppo fresca la ferita psicologica dell’insorgere del Covid per non ingenerare nella gente sinistri paragoni tra la narrazione iniziale delle due malattie. Anche agli albori del Covid in Occidente si contavano numerosi esperti che chiedevano di abbassare i toni. “Abbraccia un cinese” era il mantra rassicurante pronunciato in Italia. Ora nessuno inviterebbe più ad abbracciare altre persone, anche perché le misure di prevenzione sanitaria introiettate nella coscienza di massa lo proibiscono. Però si va ripetendo che il rischio che la diffusione del vaiolo delle scimmie diventi pandemico è molto basso. Per l’epidemiologo Donato Greco, oggi consulente Oms ed ex membro del Comitato tecnico-scientifico (Cts) nella crisi Covid, intervistato dall’Adnkronos, è addirittura “fantascienza mediatica” quella di chi “prevede migliaia e migliaia di casi”.

Possiamo dunque stare tranquilli? “So so” direbbero gli inglesi. Ovvero: così così. A proposito di anglofoni, infatti, non deve passare sottotraccia che la Ukhsa, l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, abbia già la mente rivolta al vaccino: precisando che non ne esiste al momento uno specifico per il vaiolo delle scimmie, ha annunciato che si può usare un vaccino antivaioloso di terza generazione. “Non lo usiamo sulla popolazione in generale – ha continuato – ma in individui che riteniamo siano ad alto rischio”. Resta da capire cosa intenda l’Agenzia britannica per “individui ad alto rischio”.

Discutere di questo tema è un campo molto scivoloso. Nelle sue comunicazioni di ieri, l’Oms non ha esitato a sottolineare che “i casi sono stati identificati principalmente, ma non esclusivamente, tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”. Al netto degli appelli a non affibbiare lo “stigma” alle comunità omosessuali, sarebbe dunque questa la categoria ad alto rischio? Possibile, ma non inoppugnabile. Sorge infatti una domanda: se il maggior rischio di diffusione si rilevasse soltanto tra uomini che hanno rapporti sessuali con persone del loro stesso sesso, perché Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa, venerdì scorso in conferenza stampa ha acceso una spia d’allarme sui raduni estivi in generale? “Mentre entriamo nella stagione estiva nella regione europea, con raduni di massa, feste e festival, temo che la trasmissione possa accelerare”, ha detto. Kluge ha aggiunto inoltre che la trasmissione è stata rilevata soprattutto in persone che hanno attività sessuale (senza riferimento all’omosessualità), ma non è chiaro il nesso tra la copulatio e i raduni di massa, a meno che l’idea che l’esponente dell’Oms ne abbia sia esclusivamente quella della Woodstock del 1969, regno della promiscuità sessuale.

E Woodstock si trova negli Stati Uniti, laddove Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, ha affermato che Washington possiede scorte sufficienti di un vaccino adatto al vaiolo delle scimmie. Sufficienti a coprire quale percentuale di popolazione? Domande che attorniano il vaiolo delle scimmie e rendono difficile escludere a priori che questa malattia non seguirà un iter emergenziale analogo a quello del Covid. Non resta che aspettare, risparmiandoci stavolta di andare ad abbracciare qualche gibbone.


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