Politica

Valanga Meloni

di Domenico Pecile -


di DOMENICO PECILE

Brinda, esulta il centrodestra per un successo che è andato oltre ogni più rosea previsione, basti citare la conquista – dopo 30 anni – della roccaforte rossa Ancona, città in cui era cominciata la campagna elettorale della Meloni, o alla sconfitta del centrosinistra nelle principali città della Toscana: Siena, Pisa e Massa. Il Centrosinistra esce con le ossa rotte, il nuovo segretario Elly Schlein ridimensionato. I risultati sono inclementi visto che ha strappato la vittoria – per un soffio – soltanto a Vicenza dove il principale merito di Giacomo Possamai è stato principalmente quello di imporre alla nomenklatura del Partito democratico di non presentarsi in città, preferendo invece l’appoggio di alcuni sindaci (Brescia, Bergamo, Verona, Padova). In tutte le città vinte dal centro destra è esultanza. Il risultato del voto, da qualsiasi parte lo si osservi, ha una portata politica nazionale destinata a ridisegnare i rapporti tra governo e opposizione. Dopo le prime proiezioni, il leader leghista, Salvini, e il vice premier, Tajani, sono corsi ad Arcore per brindare assieme a Berlusconi alla vittoria. In particolare, Salvini ha parlato “di risultati eccellenti delle comunali” e “di grande soddisfazione per i primi dieci mesi del governo Meloni”. E adesso, ha aggiunto, concentriamoci sulle europee del prossimo anno. Che alla luce di quanto accaduto in queste amministrative (il dato più buio è il crollo di circa 9 punti dell’affluenza alle urne) spiana la strada a un centrodestra sorretto tra l’altro dal vento favorevole che spira in tutta Europa (vedere il risultato in Spagna dove il premier socialista ha rassegnato le dimissioni dopo il tonfo elettorale del suo partito) e costringe gli avversari ad andare in autoanalisi per capire come fare opposizione e soprattutto come ripartire proprio in vista delle europee dove si vota con il proporzionale e la conta dei voti riguarderà ogni singolo partito. La vittoria più netta per il Centro destra arriva da Catania, la città che ha ospitato per la chiusura della campagna elettorale, venerdì scorso, i tre big del centro destra: il premier Giorgia Meloni, il segretario della Lega, Matteo Salvini e il vicepremier e coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani. Ma il Centro destra vince anche a Ragusa, mentre in serata a Siracusa si profilava il ballottaggio). A Catania, il candidato del centro destra, Enrico Trantino, è andato ben oltre il 60 per cento dei voti. Un successo incredibile che sfonda di gran lunga la soglia del 40 per cento fissata dalla legge elettorale per poter vincere al primo turno senza bisogno di andare al ballottaggio. A spingerlo alla schiacciante vittoria su Maurizio Caserta (dove l’accordo Pd e M5S e Verdi Sinistra è stato, dunque, fallimentare) sono stati i partiti governativi (FdI, Lega e FI) e le liste Trantino sindaco, Prima l’Italia, Noi con la Sicilia, Grande Catania e Democrazia Cristiana. A Siena, il Centro destra ha respinto l’assalto del Centro sinistra riuscendo ad eleggere al ballottaggio a riconfermare la guida del Comune con Nicoletta Fabio (52 per cento) contro la sfidante Anna Ferretti (48 per cento). La Fabio subentra a Luigi De Mossi. Ma successi netti per il Cento destra arrivano anche da Pisa, da Massa, da Terni, da Brindisi. Il test più importante resta quello della Sicilia dove gli elettori chiamati alle urne erano 1 milione 387mila 169. Duello quasi all’ultimo voto e possibile ballottaggio a Trapani tra il candidato di Centro sinistra, Giacomo Tranchida (Pd) e quello del Centro destra, Maurizio Miceli. Un duello contraddistinto da due dati. Il primo riguarda il Centro sinistra che non è riuscito a chiudere l’accordo tra Pd e il M5S (l’ennesimo harakiri) senza contare che una parte dei Dem aveva deciso di schierarsi con il candidato dei Penta stellati; l’altro, il Centro destra, dove la Lega ha fatto le bizze. I seguaci e i gruppi di pressione che fanno riferimento all’assessore regionale del Carroccio, Mimmo Turano, alla vigilia del voto avevano deciso di far convergere il consenso sul candidato del Pd, Tranchida. Se per il Centro destra è soltanto un incidente di percorso, per il Centro sinistra è l’ennesima incapacità di realizzare il campo largo.


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