Politica

Valdastico rebus Salvini

di Ivano Tolettini -


L’autostrada incompiuta Valdastico nord plana sulla scrivania del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. L’articolata inchiesta giornalistica, che L’Identità ha sviscerato in nove puntate con le prese di posizione di politici, categorie economiche e amministratori dei territori, molti dei quali contrari, per la costruzione di un’arteria moderna e fondamentale per lo sviluppo ordinato del Nordest, che soprattutto nei periodi estivi soffoca a causa degli intasamenti autostradali, trova sintesi nell’interrogazione a risposta orale in aula presentata dal senatore vicentino Pierantonio Zanettin (nella foto) di Forza Italia. Tre le domande cui il ministero deve rispondere nella dialettica parlamentare. La prima è se Salvini condivida con la Regione Veneto e la Provincia autonoma di Trento, che il 28 ottobre ha approvato la variante al Piano urbanistico provinciale per l’ambito di concessione «Corridoio est» per la realizzazione della A31 nord con innesto a Rovereto sud nella A22, la necessità di completare la Valdastico. Inoltre, quale sia la posizione del ministro leghista nei confronti della scelta operata dalla Provincia di Trento, affinché la A31 nord possa essere realizzata secondo l’ultimo tracciato ipotizzato Pedemonte-Rovereto sud. Il terzo quesito che solleva Zanettin è che cosa “intende fare il ministro per dare nuovo impulso al completamento” della Valdastico.
Il caso A31 nord, va ricordato, è al centro del dibattito politico ed economico veneto da quasi mezzo secolo. Secondo il progetto originario l’autostrada avrebbe dovuto congiungere Rovigo, Vicenza e Trento. Nel 1976 furono inaugurati i primi 36 chilometri tra Vicenza e Piovene Rocchette, mentre nel 2015 il secondo tratto di 54 km tra Rovigo e il capoluogo berico. All’appello mancano gli ultimi 40 km ritenuti dai più quelli più strategici per il collegamento con il Nord Europa. Lo scorso 28 ottobre il governatore Luca Zaia ha ricordato che a proposito di infrastrutture viarie c’è il tema della Valdastico nord: “La Pedemontana, che entro la prossima primavera sarà completata con l’allaccio nella A4 a Montecchio Maggiore, è stata progettata dando per scontato che si completasse con la A31 nord”. Egli ha poi aggiunto che “il Veneto ha il 30% di strade in meno rispetto alla media nazionale e questo gap va senza dubbio risolto. Penso che a Roma siano partiti con il piede giusto. Adesso si tratta di mettere a terra gli investimenti e poi premiare chi li trasforma in opere pubbliche». Da allora è calato il suo silenzio, dopo che Confindustria e Confartigianato di Vicenza, da sempre favorevoli alla Valdastico nord hanno bocciato il tracciato proposto dalla giunta Fugatti come “inutile e costosissimo”, prediligendo quello che da Pedemonte raggiunge Besenello. Opposta a quella dei colleghi vicentini è la posizione degli imprenditori trentini, per i quali il tracciato va bene. Oltre tutto da più parti si sottolinea, come ad esempio i consiglieri regionali Joe Formaggio (FdI) e Nicola Finco (Lega Nord), che la distanza tra Rovereto Sud e Besenello è di dieci chilometri. E un veicolo impiega poco a percorrerli. E che comunque anche il tracciato per Rovereto, un po’ più lungo rispetto all’altro, fa risparmiare almeno mezz’ora. C’è poi la questione dell’impatto ambientale, anche se gran parte dell’autostrada sarebbe in galleria. C’è chi osserva che l’inquinamento oggi alimentato dalla A4 e dalla A22, e in prospettiva dalla Pedemontana, con il completamento della A31 troverebbero sollievo. Il costo dell’opera, sui 3,3 miliardi, sarebbe a carico della concessionaria A4 Holding del gruppo Abertis Italia srl, controllata da Atlantia (famiglia Benetton) e dalle società dello spagnolo Florentino Perez. Il tema della concessione è un altro dei capitoli salienti del caso Valdastico, perché grazie al progetto A4 Holding ha bypassato le normative europee sulla gara pubblica cui dovrebbe essere sottoposta la concessione. Una concessione che garantisce lauti guadagni visto che ogni giorno A4 Holding incassa 1,2 milioni di euro, con una marginalità elevata. Sull’argomento lo stesso Zaia nell’incontro con il ministero Salvini a Roma il 9 novembre ha avanzato la necessità di una concessionaria pubblica, la “Cav grande holding”, con cui muovere all’assalto della Brescia-Padova quanto meno alla scadenza nel 2026. Col prossimo anno quando la Pedemontana andrà a regime, il Veneto dovrà garantire al consorzio Sis un gettito annuale con i pedaggi di 150 milioni. Se non fosse raggiunto toccherebbe alla Regione saldare la differenza. Tra l’altro, la concessionaria della BS-PD nel 2019 su richiesta della provincia di Trento – il cui parere positivo è vincolante per la costruzione – e del ministero delle Infrastrutture ha realizzato il progetto del tracciato tra Pedemonte e Rovereto sud, valutato positivamente “dalle tre amministrazioni”, osserva il senatore Zanettin. Dunque anche dal Veneto. “Nel caso in cui le amministrazioni interessate non raggiungano un accordo per lo sbocco a Rovereto sud – chiede per ultimo Zanettin – se il ministro intenda dare o meno indicazioni affinché la concessione sia messa a gara prima della scadenza del 2026 come previsto dalla convenzione ministeriale del 2018”. La parola passa a Salvini.


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