L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Attualità

Giustizia e violenza di genere, parla Valerio de Gioia

di Anna Tortora -


Un confronto diretto sul sistema giudiziario, le criticità nelle tutele e la cultura della prevenzione.

Valerio de Gioia, magistrato e consulente della Commissione Femminicidio, analizza il ruolo della giustizia italiana nella lotta contro la violenza di genere e nella tutela delle vittime.

La violenza di genere resta una ferita aperta per la giustizia italiana.
Ne parla Valerio de Gioia, magistrato e consulente della Commissione Femminicidio.
Uno sguardo lucido tra diritto, responsabilità e realtà.

D. Alla luce della imminente approvazione della legge sul femminicidio, quali cambiamenti ritiene possano incidere concretamente sulla tutela delle vittime di violenza e sull’efficacia delle misure di protezione?

R. “La nuova legge introduce e potenzia gli strumenti messi a disposizione dei magistrati e delle forze dell’ordine per contenere il fenomeno, di drammatica attualità, delle condotte e manifestazioni di prevaricazione e violenza commesse nei confronti delle donne. Di estremo interesse è la nuova fattispecie di reato del “femminicidio” che sanziona, con la pena massima prevista dal nostro ordinamento (l’ergastolo), le condotte preordinate a cagionare la morte di una donna, in quanto donna, come atto di discriminazione, odio, prevaricazione, nonché di controllo, possesso o dominio, ovvero come reazione al rifiuto della stessa di instaurare o mantenere un rapporto affettivo.

Un impatto significativo, secondo me, avrà la modifica della disciplina delle misure cautelari che renderà più facile l’adozione, nei confronti dell’uomo violento, di quelle custodiali (arresti domiciliari e carcere), considerata l’inidoneità, nella maggior parte dei casi, della blanda misura del divieto di avvicinamento anche se abbinato alla prescrizione del sistema di controllo a distanza (c.d. braccialetto elettronico).”

D.Nella sua esperienza, quali sono le principali barriere – culturali, sociali o istituzionali, che ancora impediscono alle donne di denunciare episodi di violenza?

R. “La paura dell’uomo violento. La manipolazione che alcuni mariti o compagni mettono in atto per impedire la denuncia. Il timore, soprattutto quando ci sono di mezzo i figli minori, di rimanere senza una fonte di reddito. Manca, poi, una completa informazione degli strumenti messi a disposizione delle donne. Ad esempio, non tutte sanno, che l’ordinamento, per aiutarle ad uscire dalla spirale della violenza, mette a disposizione il reddito di libertà o l’assegno di inclusione.”

D. Quanto è importante la formazione continua di magistrati, forze dell’ordine e operatori del settore per riconoscere e gestire in modo adeguato i segnali di violenza domestica e di genere?

R. “La formazione è fondamentale. Sempre più spesso si sente parlare di “delitti annunciati” frutto della sottovalutazione del racconto della vittima. L’incapacità di cogliere i segnali di pericolo, ad opera di chi riceve la denuncia, espone a rischio la vita stessa di chi, con coraggio, ha deciso di porre fine ad una vita fatta di violenze. Violenze non solo fisiche, ma anche psicologiche ed economiche. La mancanza di una specifica formazione, poi, trasforma il processo penale in un calvario per la persona offesa che, spesso a distanza di anni, è chiamata a ripetere fatti dolorosi che nel frattempo ha cercato di dimenticare.”

D. Dopo tanti anni di leggi e campagne di sensibilizzazione, perché secondo lei la violenza sulle donne resta ancora una piaga così diffusa nel nostro Paese?

R. “Perché ha una matrice culturale e una natura strutturale costituendo espressione di una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini ed impedito la loro piena emancipazione. Per questo è indispensabile lavorare sulla cultura del rispetto, soprattutto con le nuove generazioni.”

Leggi anche: “L’amore tossico”: aumenta la violenza di genere tra i giovani


Torna alle notizie in home