Politica

Vannacci: “Trump ci tassa? Riapriamo i rubinetti con Mosca”

Altro che dazi: il vero problema è Bruxelles

di Andrea Fiore -


«All’Italia fanno più male le decisioni di Ursula von der Leyen che i dazi di Donald Trump». Così, senza troppi giri di parole, Roberto Vannacci – generale, eurodeputato e ora anche geopolitico a tempo pieno – spara la sua analisi in un’intervista a La Verità.
Secondo lui, l’Italia dovrebbe smettere di accettare tutto in silenzio come «lo scolaretto europeo che si siede in fondo e copia i compiti dalla Germania», e iniziare a giocare da Paese sovrano. Tassa o dazi che si voglia.

La proposta è semplice, in puro stile Vannacci: «Trump ci impone dazi? Noi apriamo i rubinetti del gas russo». Una mossa che, a suo dire, avrebbe pure un effetto positivo sulla nostra produttività, perché «senza energia, l’industria non va. E Draghi lo ha detto prima di me». Altro che accordi straordinari: qui si torna alla vecchia scuola della trattativa muscolare, tra chi vuole contare e chi si accontenta dei comunicati stampa.

Le guerre non si vincono con gli hashtag

Vannacci, com’è noto, non è uno da diplomazie linguistiche. Alla domanda su come avvicinare la pace, risponde con un colpo alla narrativa dominante: «L’idea che le sanzioni portino alla pace è buona solo per i tweet della Commissione. Dopo tre anni e mezzo di guerra, siamo ancora lì. Se questa è la strategia, siamo messi male». Il generale lancia la bomba (retorica): «Una pace ragionevole non è una resa, è realismo. Chi vuole la pace del vincitore, contro una potenza nucleare, ci porterà dritti nel burrone».

Poi arriva il colpo da maestro: «Trump? Almeno difende il suo popolo. È un patriota, e io i patrioti li rispetto ovunque. Anche in Russia e in Cina». Insomma, altro che battaglie morali: Vannacci preferisce la geopolitica con i piedi per terra, senza bandiere arcobaleno né abbracci rituali con Macron.

Dati alla mano: chi paga davvero il conto?

Dal 1° gennaio al 31 luglio, gli Stati Uniti hanno incassato 152 miliardi di dollari in dazi. Non male per un Paese che ci viene a dire cosa dobbiamo fare. Nel frattempo, l’Europa si lega mani e piedi a un accordo che prevede 1.350 miliardi di dollari in investimenti tra energia, difesa e “amicizia transoceanica”.

E l’Italia? Si limita a congelare dazi per 93 miliardi, nella speranza che qualcuno a Washington si svegli più gentile domani mattina. Vannacci scuote la testa: «Non siamo obbligati a scegliere tra due padroni. Ma se proprio dobbiamo farlo, almeno scegliamo chi ci tratta da interlocutori, non da zerbini».

Lo slogan finale? Quello che sta già facendo discutere: «Meglio patrioti che sudditi. E almeno, se ci fregano, lo fanno guardandoci negli occhi».

E se fosse la strategia giusta…o un azzardo inutile?

La domanda resta sul tavolo, e non è di poco conto: minacciare di riaprire i rapporti energetici con la Russia per contrattare con gli Usa è davvero una mossa intelligente o solo un colpo di teatro in perfetto stile Vannacci? Di sicuro, il generale ha centrato un nervo scoperto: l’Europa continua a subire dazi, crisi demografiche e carenze energetiche, mentre rincorre la politica estera altrui come se avesse paura di fare la propria.

Ma ci chiediamo: l’Italia ha davvero la forza negoziale per giocare su più tavoli, oppure il rischio è di restare senza amici da entrambe le parti? C’è chi vede nella proposta di Vannacci una strategia di pressione legittima, chi invece la giudica un ritorno pericoloso a dinamiche che pensavamo superate.

Nel frattempo, gli americani incassano, i russi osservano, e noi… ci chiediamo se questo patriottismo di reazione sia visione geopolitica o semplicemente orgoglio ferito. Come sempre, la realtà è più complicata degli slogan. Ma almeno, con Vannacci, non ci si annoia.


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