Attualità

Vanoi, la battaglia sulla diga che divide Veneto e Trentino

di Ivano Tolettini -


Il presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, da anni ripete che la diga del Vanoi, a cavallo con la regione Veneto nell’omonima valle, non s’ha da fare. “È pericolosa, intraprenderemo nelle sedi opportune, politiche e giudiziarie, ogni azione per impedirne la realizzazione”. E ieri sera gli animi a Castello San Bovo, comune Trentino, dove dovrebbe sorgere gran parte del grande invaso che potrebbe contenere fino a 33 milioni di metri cubi d’acqua, erano assai surriscaldati. La gente non ne vuole sapere, perché ripete che i rischi idrogeologici sono alti e bisogna impedire anche in via ipotetica un altro Vajont. E proprio dell’immane tragedia di 61 anni fa, ha parlato nelle ultime ore il governatore Luca Zaia: “Noi non siamo innamorati né della soluzione del fare né di quella del non fare, stiamo cercando semplicemente di svolgere il nostro ruolo che è quello di fare in modo che non ci sia un altro Vajont. Quindi chiediamo verifiche e chiediamo ai tecnici di essere assolutamente puntuali”. Breve riassunto delle numerose puntate precedenti. Da oltre mezzo secolo c’è la disputa tra Veneto e Trentino per la costruzione della grande opera che avrebbe il duplice obiettivo di combattere il pericolo delle alluvioni nella pianura veneta, trattenendo le acque nella stagione delle piogge per utilizzarle in caso di siccità per far fronte alle necessità civili, industriali, ma soprattutto dell’agricoltura. Non è un caso che chi sostiene a spada tratta la diga è il Consorzio di bonifica del Brenta, con il presidente Enzo Sonza in prima fila ad affermarne la necessità. “Noi andiamo avanti comunque – spiega – ci sarà una responsabilità storica da parte dei contrari. La cosa che più mi spiace è che il fronte del no si muove compatto sulla basa di dati e informazioni errate, perché la diga sarà sicura”. Proprio la giunta Zaia il 22 dicembre 2022 aveva approvato l’affidamento del progetto esecutivo al Consorzio bonifica del Brenta stanziando in bilancio quasi 1 milione di euro. Non a caso l’8 maggio 2023 lo stesso governatore veneto aveva classificato l’opera al primo posto tra quelle necessarie per contrastare la siccità. A Trento gli risposero che erano pronti a tutto per impedire la costruzione, anche perché senza l’assenso della provincia autonoma, in base alle norme vigenti, non si farà mai nulla. A meno che Roma, nella fattispecie il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, non intervenga di peso. Ma come nella costruzione dell’ultimo tratto dell’autostrada fantasma, la Valdastico Nord, il vicepremier affermò che sono i territori a dovere mettersi d’accordo perché Roma non vuole calare dall’alto sulla testa di nessuno opere che non sono volute, così per la diga del Vanoi senza un patto tra trentini, in particolare i Comuni del Primiero, e veneti non si andrà da nessuna parte. Anche perché la stessa provincia di Belluno, i comitati che nei decenni sono sorti e il Comune di Lamon, dove dovrebbe sorgere la grande struttura di cemento armato, sono nettamente contrari. “Abbiamo paura che a causa di un collasso dell’invaso si ripeta un altro Vajont”, rispondono soprattutto nel Bellunese. Se dunque il presidente del Consorzio di bonifica Brenta, Enzo Sonza, ripete che la diga per la Regione Veneto è strategica – e i documenti pubblici lo ribadiscono – e pertanto bisogna realizzarla, lo stesso governatore Zaia di fronte all’inevitabile braccio di ferro che si prefigurerebbe con l’omologo Fugatti, che è anche suo compagno di partito nella Lega, adesso tira il freno a mano. “Il Consorzio ha attivato una fase di audizione – osserva Zaia -, noi saremo tra gli auditi, abbiamo dato la disposizione ai nostri tecnici di verificare al millimetro tutti gli aspetti tecnici e della sicurezza, e i tecnici hanno già sottolineato la fragilità del luogo dal punto di vista geologico e hanno chiesto ulteriori verifiche”. Ieri sera a Canale San Bovo sono iniziati i confronti pubblic con Sonza che è stato chiamato a perorare la fattibilità di un’opera per la quale sono stati predisposti quattro ipotesi progettuali e i portatori di interesse hanno tempo fino al 4 novembre prossimo per presentare le osservazioni nelle sedi competenti. “Chi si dichiara contrario a un’opera necessaria – rimarca con enfasi Sonza – deve assumersi le responsabilità di fronte alla storia”. Ieri sera, in Trentino, i presenti all’assemblea pubblica hanno osservato che “sono pronti a tutto contro la diga”. Fugatti è dalla loro parte e, pertanto, la diga del Vanoi potrebbe fare la stessa fine della Valdastico Nord, di cui si parla da oltre mezzo secolo senza che alle parole seguano i fatti. Anche questa è l’Italia.


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