Economia

Varsavia sfida l’Ue: “Le multe sono incostituzionali”

di Cristiana Flaminio -


Una miniera di carbone a Turow rischia di far tremare l’Ue delle carte bollate: c’è un giudice a Varsavia. Che ha pronunciato una sentenza la cui eco, dopo aver fatto il giro di tutta Europa, è rimbombata nelle stanze del potere di Bruxelles.

Secondo la corte costituzionale polacca, le sanzioni piovute dall’Ue in capo al governo polacco sono da ritenersi “contrarie al diritto costituzionale”. E pertanto, va da sé, disapplicabili. Tutta colpa della miniera di Turow, nel sud ovest del Paese, che i polacchi non hanno la minima intenzione di chiudere. E per questo la Corte Europea, oltre a inviare un immediato ordine di sprangare le porte del giacimento che produce lignite e fa dell’area una delle più ricche di tutto il Paese, ha imposto al governo locale di pagare una multa da mezzo milione di euro al giorno per ogni giorno in cui, oltre il termine, la miniera sarebbe restata aperta. Ma questo non era l’unico salasso imposto dall’Ue alle casse di Varsavia. Bruxelles, infatti, rimprovera alla Polonia il mancato adeguamento delle misure disciplinari previste per i giudici. Anche in questo caso, una multa giornaliera. Un milione al giorno, poi scontato a 500mila euro, fino a che il governo non avrebbe adeguato il sistema secondo i dettami Ue.

Lo scontro, però, aveva raggiunto momenti tragicomici quando anche agli euroburocrati brussellesi era apparso chiaro che i polacchi non avrebbero mai regolato la multa. Così, invece di pretendere il pagamento, l’Ue aveva avanzato l’ipotesi di trattenere il quantum, stimato in circa 15 milioni di euro, direttamente dai fondi che sarebbero stati dirottati alla Polonia.

Il braccio di ferro, però, è storia vecchia. È iniziata già nel 2021 quando i giudici di Varsavia decretarono l’incostituzionalità delle norme che imponevano il primato di quelle comunitarie rispetto alle leggi nazionali. Tutta l’Ue si regge su questo assunto. Almeno formalmente. Con l’ultima pronuncia della Corte costituzionale polacca, a Bruxelles è giunto un altro messaggio. Che assume un valore ancora più significativo se si pensa che siamo alla vigilia della campagna elettorale che rinnoverà l’europarlamento nella primavera del 2024.


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