Vendite flop nel Paese in cui si paga di più per mangiare meno
Il Paese, a luglio, s’è fermato; no, non per le ferie ma per le vendite. I dati dell’Istat sul commercio al dettaglio confermano l’andazzo che si registra ormai da troppo tempo: si spende di più per acquistare di meno. Solo che questa volta, in termini di valore, le vendite sono rimaste stazione mentre, per quanto riguarda i volumi, si sono persi circa due decimi percentuali (-0.2%). Ciò significa che gli italiani hanno raggiunto il “limite” del budget e che non spendono oltre anche a costo di ritrovarsi con i carrelli un po’ più vuoti. Già perché sono proprio i beni alimentari quelli interessati dai ribassi più rimarcati. Si è perso, in termini di volume, quasi un punto percentuale (-0,9%). Dal punto di vista del valore, gli aumenti hanno allontanato gli italiani e scoraggiato gli acquisti che sono calati dello 0,4%. Il trend annuale conferma che i volumi di acquisti restano congelate mentre sale il conto pagato dagli italiani: +1,8%. Particolarmente delicata è la situazione sul fronte degli alimentari dove, in termini di valore, la spesa delle famiglie è salita del 2,9% mentre per quanto riguarda i volumi si assiste a un calo stimato nello 0,8%.
Gelo vendite, “il Paese rischia stagnazione”
La pubblicazione del report Istat ha messo d’accordo tutti, organizzazioni dei commercianti e associazioni dei consumatori, su un solo punto: il Paese s’è fermato. Secondo Confcommercio “solo un recupero della fiducia, al momento guidata più dai timori sul contesto generale che dall’obiettiva valutazione della propria condizione personale, potrà permettere quel miglioramento dei consumi necessario a garantire tassi di crescita meno asfittici degli attuali”. Una sfida tutt’altro che facile per chi, alle prese con la spesa quotidiana, ogni giorno si ritrova a fare i conti con aumenti, rincari e chissà quale altra stangata. Confesercenti invece parla apertamente di “stagnazione” e chiede al governo, in vista della manovra, di non stare a sentire le raccomandazioni di Confindustria e di sforbiciare le tasse che gravano sulle famiglie sottolineando che serve “liberare risorse per il sostegno ai redditi delle famiglie con tagli percepibili” dal momento che “il quadro conferma una stagnazione della spesa delle famiglie residenti che si protrae da oltre due anni, senza segnali di ripresa. La flessione delle vendite al dettaglio potrebbe anticipare un rallentamento anche del Pil nel terzo trimestre, con il rischio di una recessione tecnica per l’economia italiana”. Una richiesta sostenuta anche da Federdistribuzione: “L’imminente Legge di Bilancio è dunque l’occasione per dare priorità alla destinazione delle risorse disponibili a interventi a sostegno dei redditi di famiglie e imprese. È fondamentale mettere al centro dell’agenda pubblica la ripresa stabile dei consumi, condizione imprescindibile per sostenere la crescita economica del Paese”.
L’opinione dei consumatori
Dall’altra parte della barricata, i consumatori stigmatizzano gli effetti delle ondate di rincari che gravano sulle famiglie e rintracciano in ciò la ragione del gelo delle vendite nel Paese: “I rincari dei prezzi che si stanno registrando nell’ultimo periodo in alcuni comparti chiave impattino sulle famiglie e sulle loro abitudini, portandoli a tagliare la spesa ma al tempo stesso a spendere di più: non a caso nei primi sette mesi del 2025 a fronte di una crescita in valore del +0,8%, il volume delle vendite cala nella stessa misura, registrando un -0,8%”, spiegano dal Codacons. L’Unione dei consumatori fa i conti in tasca alle famiglie: “Un dato ancor più negativo per le vendite alimentari che in valore calano dello 0,4% in appena un mese. Il fatto che poi salgano del 2,9% su base annua non è una gran consolazione, ma solo un effetto ottico dovuto ai rincari dei Prodotti alimentari e delle bevande analcoliche che a luglio sono decollati del 3,9%, non per niente in volume le vendite alimentari scendono sia su giugno 2025 (-0,9%) sia su luglio 2024 (-0,8%”. E ancora: “Gli italiani continuano a spendere di più per mangiare sempre meno. Se si traduce in euro il dato dei volumi consumati su luglio 2024, le spese alimentari per una famiglia media scendono su base annua di 51 euro a prezzi del 2024. Una coppia con 2 figli acquista 73 euro in meno di cibo”. Infine, secondo Assoutenti, la “colpa” di quanto sta accadendo è da imputare al boom dei rincari delle materie prime: “Si compra di meno ma si spende di più, considerando che nello stesso periodo il valore delle vendite alimentari sale del +2,1% rispetto allo stesso periodo del 2024. A pesare su tale situazione è la crisi delle materie prime che sta portando a sensibili rialzi dei prezzi per prodotti alimentari di largo consumo, beni che registrano in alcuni casi una inflazione a due cifre che costringe i consumatori a cambiare abitudini e ridurre gli acquisti”.
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