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Politica

Veneto, Stefani padrone del campo

Un centrodestra che non si ribilancia: il dopo Zaia, non la replica del suo modello

di Angelo Vitale -

Alberto Stefani, eletto presidente del Veneto, nel suo comitato elettorale


Alberto Stefani vince in Veneto, nessun possibile gioco per il candidato del centrosinistra Giovanni Manildo, più che doppiato dai favori del parlamentare leghista.

Stefani vince, a Fdi non riesce il sorpasso

La partita vera – si era detto – dentro la coalizione. I dati però raccontano altro. Con meno di 900 sezioni scrutinate su oltre 4.700, la Lega viaggiava già ieri sera al 34% e Fratelli d’Italia al 18%. Nessun sorpasso, nessun testa a testa, nessuna resa dei conti. La base veneta resta leghista, anche senza il peso mitico di Zaia.

Sbagliati i pronostici

Un risultato che congela molti pronostici. Stefani porta a casa una vittoria piena. L’inizio del dopo-Zaia, non la replica del modello Zaia. La sua, una campagna continua, sobria, senza toni epici. Ha girato comuni e fabbriche, ha parlato di autonomia, imprese, innovazione sociale, invecchiamento. Un profilo tecnico, non carismatico.

Il centrosinistra dietro al muro del centrodestra

Manildo, entrato in partita, resta fermo dietro il muro del centrodestra. Non raccoglie il voto di protesta, non intercetta gli indecisi. Non ribalta un astensionismo crescente: anche in Veneto, alle urne meno della metà degli elettori, l’affluenza 16 punti in meno che nella precedente competizione.

Il nuovo Veneto

La novità, quindi, un centrodestra che non si spacca e non si ribilancia. Fratelli d’Italia raccoglie meno del previsto. La Lega tiene il suo ruolo storico. Alberto Stefani governerà con una coalizione che auspica stabile e con un partito che conserva radici profonde.

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Il Veneto cambia ritmo, non natura. È il dopo Zaia, ma non un altro Veneto, con Stefani che potrà proporsi padrone di questo campo.


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