Cronaca

Veneto: ultima frontiera. Le mani delle ’ndrine sul Nordest

di Rita Cavallaro -

La mappa dei locali della 'Ndrangheta al nord


Veneto: ultima frontiera della ’ndrangheta. È con la prima grande condanna, che ha inflitto pene per 150 anni a 16 imputati nel processo, che i giudici hanno posto la pietra miliare su quella che, fino a oggi, era soltanto un’ipotesi investigativa suffragata da operazioni di polizia, intercettazioni e copiosi fascicoli. Tutti impilati negli scaffali delle procure che, dalla Calabria, collegano con un filo rosso il Nordest e mostrano come il “mito” della mala del Brenta sia stato superato dal nuovo assetto criminale, impiantato sul territorio da boss mascherati da colletti bianchi al fine di infiltrarsi nel tessuto economico di una delle tre regioni settentrionali che maggiormente contribuisce alla formazione del Pil nazionale. Si tratta della ’ndrina denominata “locale di Verona”, appuntata sulla mappa contenuta nell’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia presentata al Parlamento. Una tavola topografica in cui gli investigatori hanno individuato 46 locali di ’ndrangheta nel Nord, contraddistinte dalla forza espansionistica delle cosche e dalla loro vocazione a replicare fuori delle aree di origine lo schema tipico delle organizzazioni calabresi. Venticinque di queste operano in Lombardia, 16 in Piemonte, tre in Liguria, una in Valle d’Aosta, una in Trentino Alto Adige e una in Veneto, proprio quella decapitata con la sentenza del Tribunale di Verona, emessa al termine del processo Isola Scaligera, frutto di tre anni di indagine che hanno portato all’operazione del 5 giugno 2020, coordinata dalla Dda di Venezia e condotta dalla prima divisione dello Sco della polizia e dalle Squadre Mobili di Verona e Venezia. Un’inchiesta che ha dimostrato come l’infiltrazione della ’ndrangheta si fosse così tanto radicata in Veneto da creare una locale rappresentata dalla famiglia Giardino e riconducibile alla cosca crotonese degli Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Una struttura criminale che si è radicata e consolidata sul territorio per “l’estrema fertilità e le indiscusse potenzialità offerte dalla Regione”, scrive la Dia, ripercorrendo gli interessi economici sui porti e le rotte commerciali verso i Balcani e il nord Europa, oltre alle implementazioni delle grandi opere come la superstrada Pedemontana veneta e l’Alta velocità Verona-Padova, in un contesto in cui i fondi del Pnrr diventano il principale elemento di attrazione per la criminalità. Nel merito, il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, in un’intervista, ha sottolineato come “le mafie sono presenti a Nordest perché c’è denaro e la possibilità di gestire il potere dei soldi. Vengono lì per vendere cocaina e con quei soldi comprano tutto ciò che è in vendita, cercando poi di entrare, anche come soci di minoranza, nelle aziende, per poi eroderle piano piano e infine comprarle per pochi spicci. La ‘ndrangheta si sta espandendo in modo significativo nel Nordest, forse anche perché non incontra alcuna resistenza sul piano sociale”. E ha concluso: “Il Veneto ci sembra la nuova frontiera di conquista della ’ndrangheta, rispetto a posizioni già consolidate in Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia”. Una nuova frontiera che si è andata man mano concretizzando nell’ultimo quinquennio, come dimostrano una serie di operazioni quali Camaleonte, Avvoltoio e Hope, con cui gli inquirenti hanno “comprovato come la ’ndrangheta anche al Nord sia orientata a dominare il traffico/spaccio di stupefacenti, le estorsioni, il riciclaggio e il successivo reinvestimento di capitali”, si legge nella relazione della Dia. Inchieste che finora hanno portato decine di indagati a processo. La prima condanna in Veneto ad affiliati delle ’ndrine è stata pronunciata il 6 luglio 2021 dal Tribunale di Padova, che nell’ambito dell’indagine Camaleonte ha inflitto in primo grado 77 anni di galera a sette degli imputati. La conferma del forte radicamento della criminalità organizzata calabrese, però, è arrivata proprio con l’operazione Isola Scaligera del 5 giugno 2020, che ha evidenziato la presenza e svelato il modus operandi tipico di una locale di ’ndrangheta. Condotte esecrabili punite ora nel primo grado di giudizio. Un’altra inchiesta rilevante è la Taurus del 15 luglio 2020, conclusa con l’esecuzione a Verona e in altre città italiane di alcune ordinanze nei confronti degli appartenenti alle famiglie Gerace-Albanese-Napoli-Versace. “È emerso il comportamento tipico di un vero e proprio locale di ’ndrangheta, che operando secondo i tipici schemi delle consorterie criminali calabresi, si esprime con la creazione di un reticolo di solidi rapporti con amministratori pubblici e imprenditori e con il ricorso solo se necessario alla manifestazione della forza di intimidazione e all’assoggettamento”, scrive la Direzione Investigativa Antimafia. Che infine lancia l’allarme per probabili tentativi di infiltrazione delle ’ndrine nella gestione delle risorse pubbliche del Veneto, anche in vista dei prossimi giochi olimpici di Milano e Cortina 2026.

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