Venezia 1989: Quando i Pink Floyd suonarono sull’acqua
Uno degli show più suggestivi e al tempo stesso dibattuti nella storia della musica live internazionale.
Il 15 luglio 1989 Venezia fu teatro di uno degli eventi musicali più straordinari del secolo: i Pink Floyd si esibirono su una piattaforma galleggiante ancorata nel bacino di San Marco, con lo sfondo del Palazzo Ducale e la magia senza tempo della laguna. Fu un concerto gratuito, trasmesso in mondovisione, seguito da oltre 100 milioni di spettatori, e destinato a lasciare un’impronta indelebile nella memoria collettiva.
Venezia la scala della musica
Quel suono etereo, visionario, a tratti struggente, sembrava fondersi con le acque della città, amplificando le emozioni. Il pubblico, assiepato lungo le rive e sulle barche, fu testimone di un momento irripetibile: una fusione perfetta tra musica, arte e paesaggio. La scaletta, pur ridotta per esigenze televisive, non rinunciava a brani leggendari come Shine On You Crazy Diamond, Wish You Were Here, Comfortably Numb, Time. Canzoni che oggi sembrano provenire da un’altra epoca — non solo musicale, ma anche emotiva e culturale.
Dai Pink Floyd all’auto-tune
Oggi, a distanza di oltre trent’anni, quel concerto appare come l’ultima grande celebrazione di una musica suonata, vissuta, pensata. Guardandoci attorno, nel panorama odierno dominato dall’auto-tune, dai beat costruiti in serie e da testi che raramente scavano sotto la superficie, emerge una malinconia inevitabile. La profondità emotiva, la sperimentazione coraggiosa, la tensione verso il sublime che caratterizzava band come i Pink Floyd sembrano lontane anni luce da ciò che le nuove generazioni consumano, spesso distrattamente, su smartphone e piattaforme.
Il concerto di Venezia è oggi una reliquia, una preghiera laica lanciata sull’acqua in un’epoca che credeva ancora nella forza trasformativa della musica. Fu una notte in cui la città sospese il respiro, e il rock divenne poesia. Un tramonto glorioso, forse l’ultimo, prima che la musica iniziasse a galleggiare su acque sempre più artificiali.
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