Venezia, battaglia per il disegno di Modigliani confiscato per falso
Al disegno di Modigliani era stato riconosciuto un valore di 300 mila euro. Per il professor Osvaldo Patani era autentico
Un’opera d’arte pronta per essere trasferita in Francia per essere battuta all’asta da tre anni è al centro di un caso giudiziario che fa discutere e che non è giunto a conclusione. Perché se è vero che c’è la dichiarazione del “Laboratorio del falso” dell’Università di Roma Tre che, su incarico della Procura di Venezia, ha stabilito che il disegno a carboncino a matita raffigurante una cariatide e attribuito ad Amedeo Mogliani (nella foto) non è autentico, e ciò spiega perché un anno fa il tribunale lo confiscò, è altrettanto vero che la battaglia legale per il proprietario abruzzese Massimo Bracone Potuti non è affatto conclusa. Vediamo perché. L’antefatto risale all’aprile 2022 quando la gallerista Enrica Crescentini, mandataria a vendere del disegno a carboncino attribuito al maestro livornese (1884-1920) descritto come “Amedeo Modigliani Senza Titolo, prima metà del 1913, matita su carta, cm 51x73x3, valore 300 mila euro”, tramite colei che aveva la materiale disponibilità Giulia Cester, presentata l’opera all’Ufficio esportazione della Soprintendenza di Venezia per ottenere l’attestato di libera circolazione necessario per la vendita. I componenti della Commissione esportazione, tra cui studiosi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, sollevano dubbi sull’autenticità e senza tentennamenti chiedono l’intervento dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico del capoluogo veneto. I primi esami cui il disegno è sottoposto suscitano perplessità perché, ad esempio, notizie sulla sua circolazione e sulla provenienza sono in apparenza scarse. Fatto sta che la Procura firma il decreto di sequestro probatorio per l’ipotesi della contraffazione d’opera d’arte, incarica di eseguire la consulenza nella Capitale – il cui esito abbiamo anticipato -, e il 7 ottobre 2022 il Tribunale del Riesame rigetta l’istanza di dissequestro presentata da Enrica Crescentini, la quale però non è indagata, ma agisce come terza interessata avente diritto alla restituzione del bene, e questo costituirà il motivo di inammissibilità del successivo ricorso per Cassazione che viene respinto nell’estate 2023. Da allora la dott.ssa Crescentini, titolare della “Galleria d’arte antica di Battista di Crescentini Enrica” a Teramo, ha continuato il braccio di ferro legale assieme al proprietario ed a Giulia Cester perché troppe cose non tornano nella vicenda. Ad esempio la circostanza che l’opera era stata inserita nel catalogo generale sculture e disegni di Amedeo Modigliani a cura del prof. Osvaldo Patani – scomparso a Milano nel gennaio 2024 a 90 anni – grande studioso del Novecento italiano e ritenuto il massimo esperto di Modigliani di cui aveva curato il catalogo generale in tre volumi per Leonardo Editore. Medaglia d’oro del Comune di Milano per la cultura, amico personale di intellettuali, poeti e letterati come Ungaretti, Guttuso, Buzzati ed Hemningway, Patani considerava il disegno della cariatide attribuibile a Modì senz’ombra di dubbio. Mentre come abbiamo visto il “Laboratorio sul falso” dell’Università di Roma Tre è giunto a conclusioni diametralmente opposte, inducendo il tribunale di Venezia successivamente a ordinare la confisca. Certo, lo stesso giudice del Riesame affermava che fosse necessaria una perizia sull’opera, cosa che è stata eseguita, sebbene non ci fossero inizialmente elementi che portassero a ritenere il disegno contraffatto. Del resto, il proprietario Massimo Bracone Potuti aveva affermato di avere ricevuto l’opera dal padre adottivo, il quale a sua volta lo avrebbe comperato da una galleria d’arte abruzzese nel frattempo chiusa. Il disegno a carboncino dopo la confisca ordinata dai giudici lagunari si trova nel “Laboratorio sul falso” di Roma, mentre il procedimento giudiziario non è ancora terminato. Tra l’altro, l’opera era stata inserita nel catalogo di Modigliani anche in presenza di perizie di autorevoli critici d’arte e specchiati studiosi. Possibili che tutti avessero preso un abbaglio? Che tutti fossero stati magari prezzolati per attestare la veridicità di un’opera che in realtà era una crosta? La stessa casa d’aste di Parigi Pierre Bergé & associates aveva visionato il disegno con propri esperti attestando che era congruo attribuirlo al grande Modigliani, che era morto proprio nella capitale francese, e che si era presa in carico la vendita, convinta della congruità dell’operazione. Davvero tutti avevano preso fischi per fiaschi? Certo, la perizia potrebbe avere chiuso la partita giudiziaria, ma non è escluso che il processo di merito paradossalmente potrebbe riaprire i giochi.
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