Attualità

Venezia, il mondo al contrario dove i borseggiatori denunciano i cittadini

di Eleonora Ciaffoloni -


Venezia – “Se fosse vero saremmo alla follia pura” ed effettivamente, ci sembra di essere in un mondo al contrario, quello dove i presunti borseggiatori denunciano i cittadini che li smascherano in strada. E così, urlare in strada: “Attenzione pickpocket” o filmare tra le calle un tentato furto ai danni di un turista distratto, potrebbe portare ad una denuncia, addirittura per stalking.

Non si tratta di una provocazione, perché la notizia che arriva da Venezia e che è stata riportata dai quotidiani locali, è stata confermata sia dal sindaco della Serenissima, Luigi Brugnaro, sia dal comandante della Polizia locale Marco Agostini. “Purtroppo, non possiamo fare nulla – ha spiegato il comandante Agostini – perché mancano norme nazionali che consentano di trattenere chi ruba o borseggia. Ho sempre detto che i cittadini non devono sostituirsi alle forze dell’ordine, e questo è il risultato”.

Un paradosso che ha dell’incredibile: non solo i cittadini vengono derubati, ma anche denunciati per tentare di difendersi da soli, lì dove la legge e la giustizia non riescono ad arrivare. A Venezia, da anni i “Cittadini non distratti” si impegnano a segnalare e smascherare i borseggiatori che infestano calli, campielli e mezzi pubblici, formando una sorta di argine spontaneo contro i ladri che si arricchiscono con i portafogli di turisti e residenti.

La piaga dei borseggiatori: a Venezia la “rivolta”

Una vera e propria piaga che già da tempi non sospetti fa il giro del web: i video, girati con gli smartphone, mostrano uomini e donne richiamati pubblicamente: “Attenzione pickpocket!” mentre tentano di rubare portafogli o borse tra la folla. Immagini-denuncia, nate come forma di prevenzione e di avvertimento soprattutto per i turisti, che ora potrebbero essere utilizzate in senso opposto. Alcuni volti noti delle bande di borseggiatori, infatti, avrebbero iniziato a denunciare chi li riprende, contestando il fatto di essere stati filmati e fermati senza alcun titolo legale.

“Se fosse vero, saremmo arrivati alla follia pura”, commenta Monica Poli, consigliera comunale leghista e volto simbolo di questo movimento di cittadini. Conosciuta come “Lady Pickpocket” per la sua instancabile attività di denuncia, sottolinea l’assurdità della situazione: “Noi che cerchiamo di evitare scippi e borseggi rischiamo di passare per colpevoli. È un paradosso inaccettabile”. Un paradosso che è dovuto al vuoto normativo delle istituzioni e alla mancanza di leggi che non rendono attive le azioni di contrasto a questo tipo di criminalità.

In tal senso, il sindaco Luigi Brugnaro rilancia la sua proposta, avanzata da anni: “Serve la figura di un avvocato che, come un giudice di pace, possa infliggere pene detentive immediate fino a 12 giorni per chi viene colto in flagranza di borseggio. L’assenza di una legge nazionale ci porta all’assurdo che i ladri denunciano i cittadini che li hanno smascherati”. Durissimo anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che in una nota parla di “ennesimo gesto di spregio”: “La vergogna non può essere di chi difende Venezia, ma di chi la sfrutta per rubare. Non accetto che bande di pickpocket si permettano di ribaltare le parti, facendo passare i cittadini per persecutori”.

Non solo Venezia, succede in tutta Italia

Un dibattito che rischia di diventare nazionale, perché mette in luce un nodo irrisolto: l’assenza di strumenti legislativi rapidi per punire reati di microcriminalità che, seppur “minori”, pesano sull’immagine del Paese e sulla vita quotidiana dei cittadini. Venezia, ancora una volta, si trova al centro di una battaglia simbolica: difendere la città dai borseggiatori senza trasformare i difensori in imputati. Ma una delle città più passeggiate del mondo potrebbe fare solo da “capofila” ad una tendenza che mette non poco timore. Perché anche negli altri grandi centri italiani, in primis Roma e Milano, il “fenomeno” dei borseggiatori è diventato parte integrante delle giornate di cittadini e avventori.

In particolare, le metropolitane e i mezzi pubblici pullulano di pickpockets e, sia nella Capitale che all’ombra della Madonnina, gruppi di persone – e anche di blogger – hanno iniziato a denunciare sul campo e sui social facce e gesti dei ladri. Che i “richiami” al megafono e i video possano diventare altra merce per arricchire (ancor di più) i piccoli criminali? La risposta ce la può dare solo la legge: per ora rimane una pagina bianca.


Torna alle notizie in home