Esteri

“Vi spiego perché i tank Nato non cambieranno le sorti del conflitto”

di Adolfo Spezzaferro -

Carro armato da combattimento Leopard 2A5 durante una dimostrazione di insegnamento e combattimento. ©Bundeswehr/Modes


 

“La notizia del giorno non è che l’Europa e gli Stati Uniti invieranno i carri armati a Kiev, ma è un’altra, di cui nessuno parla: è in atto un’offensiva russa nel Donbass e le città stanno cadendo. Dopo una settimana, anche gli ucraini ora ammettono di aver perso Soledar. Ma nessuno ne parla. Ci vorranno mesi prima che i tank saranno operativi sul campo di battaglia. E comunque il loro impiego non potrà essere risolutivo. L’invio dei carri dunque è una questione propriamente politica in ambito Nato, di bandierine che gli Stati alleati vogliono mettere sul campo”. Ne è convinto Gianandrea Gaiana, direttore della rivista Analisi Difesa, in totale disaccordo con la vulgata mainstream strombazzata dai media allineati alla propaganda occindentale che parlano di vittoria in pugno a Zelensky grazie ai carri armati Usa, Uk ed Ue. “Altro che mossa decisa, è un incubo logistico: finora gli ucraini hanno combattuto con tank russi e sovietici, con equipaggi da tre militari. Ora si ritroveranno i tank Usa Abrams, quelli europei (ossia tedeschi) Leopard 2 e quelli britannici Challenger, tutti con equipaggi da quattro militari”.
Si fa un gran parlare degli 80 tank Ue, dei 31 Usa e della decina di tank britannici che invieremo a Kiev. Sarà una mossa decisiva per le sorti del conflitto?
No. Non sarà decisiva, perché in questa guerra abbiamo visto che finora di tank ne sono stati distutti molti, con droni kamikaze e missili anti carro. Se alla fine a Kiev arriveranno circa 130 carri, non potranno fare la differenza. Chi dice che con i tank si arriva a Mosca dice una sciocchezza. Inoltre all’Ucraina serviranno mesi per poterli impiegare al meglio in teatro operativo. Poi certo che qualsiasi arma gli mandi per loro è meglio che niente. Ma attenzione: lì si spara, si spara tanto. Servono tantissime munizioni e soprattutto c’è un problema logistico.
Ci spieghi.
Non è certo un caso se i Paesi Nato hanno solamente un modello di carro armato in servizio. Le forze ucraine si troverebbero a dover gestire quattro tipi diversi di carri, con due tipi diversi di munizioni. Per non parlare della manutenzione. Teniamo presente che i Leopard si riparano in Slovacchia, che non è proprio dietro l’angolo rispetto al Donbass. Poi certo, le truppe cannibalizzeranno i tank fuori uso per far funzionare quelli che si possono ancora salvare. Ma non dimentichiamoci che i russi hanno distrutto tutte le strutture logistiche e di manutenzione militare ucraine. Quindi ad un certo punto i carri si fermeranno.
Per fare prima, si potrebbe utilizzare personale già addestrato…
Esattamente. Volontari ex militari polacchi, per esempio. Intanto che vengono formati gli equipaggi di personale ucraino. Ma comunque questi tank arriveranno su campo tra tre mesi. Mentre l’offensiva russa è già in atto. Procede lentamente ma procede. Non sappiamo ancora se sarà decisiva, dipende dalla forza che Mosca vorrà imprimere a tale offensiva. Ma una cosa è certa.
Quale?
Non sappiamo che ruolo avranno i tank, per quando arriveranno nel Donbass. Se l’Ucraina avrà già perso, saranno inutili. Se l’Ucraina sarà ancora in guerra, non faranno comunque la differenza, se l’offensiva russa sarà ancora in atto, verranno impiegati in modo difensivo. Ma dire ora che i tank saranno decisivi è pura propaganda. In realtà all’interno della Nato si sta consumando il solito confronto fatto di pesi e contrappesi tra i vari alleati. In questo scenario appare evidente che la Polonia abbia la leadership Ue sul fronte guerrafondaio. Tanto da aver messo sotto pressione la Germania. In tale ottica, ci manca solo che alla fine pure la Francia decide di dare i suoi carri Leclerc. Così sul campo gli ucraini dovranno gestire cinque modelli diversi di tank. Più pesanti di quelli ora sul campo, e che consumano di più. E i problemi non finiscono qui.
Quali altri problemi ci sono?
I tank occidentali sono meno idonei all’impiego su strade strette e nei centri abitati. Andrebbe valutato anche se mezzi così pesanti siano compatibili con l’attraversamento di molti ponti sui tanti corsi d’acqua minori dell’Ucraina e nell’imbarco sui vagoni ferroviari ucraini.

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