Esteri

Viaggio al termine della guerra. C’è la luce oltre la notte di Kiev

di Redazione -


Viaggio al termine della guerra. C’è la luce oltre la notte di Kiev

di FRANCESCO NICOLA MARIA PETRICONE *

Una terra meravigliosa. Con il tramonto alle spalle, il sole scintilla sulle cupole dorate delle chiese orientali cattoliche. Tutto è ordinato, placido. E ti chiedi come sia possibile lo scempio che l’aggressore sta portando in questa parte di Europa, così vicina a noi. Attraversiamo la frontiera tra Polonia e Ucraina, da ovest. La barbarie dell’invasione del 24 febbraio 2022 portata a questa meravigliosa società è come un morbo mortale. A volte non si vede, non si avverte, ma c’è sempre. Tocca anche a noi, a me, debellarlo, come ho fatto finora, per quello che ho potuto. Facendo conoscere nel mio ‘mondo’ la tragedia che questo popolo incredibile sta affrontando. Sono qui per questo. Parleremo, anche, all’università Taras Shevchenko di Kyiv, del futuro di questi giovani, smarriti, annichiliti, protagonisti della ricerca ‘Mind the Queue!3 Esperienze di giovani adulti nel mondo tra guerra russa in Ucraina e coronavirus’, che ho diretto da ultimo. E della sofferenza delle loro coetanee in ‘Woman Today’, dedicata proprio a loro, le giovani donne ucraine. Stuprate, torturate, ammazzate. Il treno scorre lento sui binari a scartamento ridotto. C’è silenzio, tutto intorno, interrotto ogni tanto solo dal rollio metallico delle ruote sui binari.

Scorrono di fronte a noi i villaggi colorati di Mostys’ka, Tshchenetska, Horodock, pettinati i giardini di fronte le case, i balconi adorni di fiori freschi. È il profumo della libertà, l’incedere cauto, ma costante, verso un futuro migliore. “Sicuramente arriverà” dicono le donne sedute nell’altro vagone letto. Sopra di noi, il cielo azzurro sovrasta campi di grano rigogliosi e paglierini. Prima, negli scompartimenti dei treni ancora fermi, pronti a partire, e sulle banchine della stazione di Przemysl, in Polonia, in fila al binario 4, erano quasi tutte donne. Sole, insieme alle creature annoiate, intente a correre dietro a piccioni spaventati, in attesa di salire sul treno per tornare a casa. Sperano nell’abbraccio dei papà, di ritorno dalla prima linea del fronte. Forse. Sono ragazze dagli occhi spenti, sfuggenti, incorniciati dal rimmel un po’ sbiadito, troppo giovani per rimanere vedove. Gli sguardi ancora annacquati dalle lacrime, tante, versate in questi quindici, sedici, diciotto mesi di lotta strenua.

Quanti ancora? Il sole è sempre più basso all’orizzonte, quasi scompare ora dietro il convoglio che prosegue la sua corsa verso Lviv, Leopoli, prossima fermata, la città del leone, un tempo polacca. E tornano in mente le dichiarazioni dell’aggressore che ha scatenato, voluto tutto questo. E se si riuscisse invece, finalmente, a superare questo livore, tanta violenza, di chi non ha altro che quella. “Fino a che non ci sarà il ripristino dei confini del 1991, questo non accadrà” sussultano le nuove amiche dello scompartimento di fianco. Non dovrà succedere, perché il bivio è percorribile solo nel senso della liberazione completa e definitiva. Scorrono al finestrino ancora alberi e foglie ingiallite dall’autunno incipiente che avvolge ormai anche questa terra. È l’imbrunire. Il sole è scomparso dietro la cornice delle colline. Scintillano le prime luci di strada e nei focolari domestici. Qualche manciata di minuti e sarà il coprifuoco.

Che notte sarà? Di sirene che riecheggiano ancora tra le strade, affollate di macchine che si aggrovigliano frenetiche tra i percorsi urbani di Ternopil, per arrivare presto a casa. E sui muri dei palazzi, ancora i segni lasciati dai mortai. Brilla ora la luna, crescente, a capolino ad illuminare la notte. La stazione di Lviv è passata con la sua volta di acciaio e vetro, proprio come quella di Milano. Città d’Europa così lontane, eppure così vicine. Arriva la prossima fermata, Kyiv, quando è ormai l’alba. Si scende. Il viaggio inizia qui per noi. Dopo una notte in bianco, stappiamo con Salvatore un prosecco italiano, comprato a Cracovia. Insieme, abbiamo attraversato tanti sentieri della vita di questi ultimi venti anni. E brindiamo alla vittoria finale. Slava Ukraini, heroyam slava! È la luce oltre la notte. Finalmente.

(1-Continua)

*Professore ordinario di Sociologia dei fenomeni politici e giuridici, titolare della cattedra di Studi Globali e Regionali nella facoltà di Scienze Politiche e internazionali della LUMSA Università. È il consigliere per le politiche sociali del Presidente del Consiglio. Le opinioni espresse nell’articolo sono personali.


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