Cronaca

Vicentino assassinato in Brasile, killer preso col software italiano

di Ivano Tolettini -


Gatto Zoio è finito in carcere a San Paolo del Brasile pochi giorni fa. Al secolo si chiama Josè Alessandro De Almeida Rodrigues e, per il pubblico ministero Marcelo Luiz Barone, è l’assassino del manager vicentino Tommaso Lotto, che venne ammazzato la sera del 21 luglio 2012. L’obiettivo era l’orologio che aveva al polso. Quella sera Lotto, figlio di un noto commercialista della città del Palladio, che si trovava in vacanza nel Paese sudamericano da poche ore con l’amico e collega José Ruiz Gallardon, figlio dell’allora ministro di Giustizia spagnolo, finirono nel mirino di una banda di ladri professionisti. Ma qualcosa andò storto, forse ci fu una reazione, fatto sta che uno dei cinque rapinatori, appunto Gatto Zoio, vestì i panni del killer e sparò a bruciapelo al povero Tommaso che morì quasi all’istante. L’amico Josè si salvò per un soffio, nonostante anche lui fosse stato fatto oggetto di alcuni colpi di pistola. Il giorno dopo i servizi segreti di sua maestà spagnola caricarono il ragazzo, ancora spaventato e angosciato per la morte dell’amico italiano, su un aereo diretto a Madrid temendo che dietro il delitto ci fosse dell’altro. In realtà si trattava solo di un tentativo di rapina finito purtroppo tragicamente. Dodici anni dopo c’è stata la clamorosa svolta grazie al software messo a punto da un ingegnere vicentino dell’Università di Padova, che ha permesso di leggere la targa dell’auto sulla quale si trovavano gli assassini in fuga. Il merito di essere risaliti ai killer è stato della determinazione della famiglia Lotto, che non si è mai rassegnata nonostante l’inconsolabile dolore per la perdita dell’amatissimo figlio, e della Procura della Repubblica di Vicenza, dapprima con il Procuratore aggiunto Paolo Pecori, poi con il sostituto Hans Rodrich Blattner che ne prese il posto quando il primo andò in pensione. I due magistrati per scoprire la verità, visto che le indagini in Brasile di fatto si erano arenate con l’archiviazione, hanno sguinzagliato il detective Fabrizio Cannata che con grande professionalità ha portato a termine un’indagine da manuale. Il brigadiere dei carabinieri, in forza fino al 2022, prima di andare anche lui in pensione, all’Ufficio della Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, con fantasia investigativa e acume tecnologico, è stato di fondamentale supporto alla Procura federale di Giustizia di San Paolo. Il Pm Barone se nei giorni scorsi ha ottenuto l’emissione di un ordine di custodia cautelare in carcere per quattro persone – per adesso solo Gazzo Zoio, il presunto assassino materiale, è finito in cella, mentre Paulo Pinheiro Da Silva, detto Baia, Alexandre Dos Santos Ezique, detto Madonna e Ismael De Oliveira Munhos, detto il Patetico, sono latitanti -, lo deve all’iniziativa giudiziaria avviata il 14 novembre 2015 con nota protocollata dal Pm Pecori. Cannata si recò in Brasile, acquisì i filmati di alcune telecamere di sicurezza della strada, vicino a un noto locale, in cui si consumò l’omicidio e quindi tornò in Italia per farli sviluppare. Non erano nitidi e per questo la magistratura brasialiana non era stata in grado di sviluppare il tipo di auto e la targa. Fu Cannata ad avere l’intuizione di recarsi all’Università di Padova e di chiedere il nome di un talentuoso ingegnere elettronico che fosse in grado di mettere a punto un programma che riuscisse a leggere i filmati. “È stato un lavoro lungo, non semplice – racconta oggi soddisfatto Cannata -, ma alla fine siamo riusciti ad assicurare alla giustizia il presunto assassino di un cittadino italiano morto in circostanze davvero sfortunate”. Il padre della vittima. Massimo Lotto, racconta commosso che “questo è un momento che abbiamo atteso con trepidazione per dodici anni, non abbiamo mai perso le speranze di arrivare alla verità, e ringraziamo la Procura della Repubblica di Vicenza e il brigadiere Cannata per l’impegno profuso”. Il quinto componente del commando di rapinatori, Marcone de Melo Bezerra, è nel frattempo morto in cella per altri reati. Il 10 giugno prossimo, a San Paolo, si aprirà il processo.


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