Videosorveglianza violata, online migliaia di filmati hard rubati
Nuovo caso dopo il sito Phica e il gruppo Facebook Mia Moglie
Un portale sul clear web, accessibile dai normali motori di ricerca e attivo almeno da dicembre 2024, con migliaia di filmati trafugati da oltre duemila sistemi di videosorveglianza domestica violata e da dispositivi collocati in luoghi sensibili come centri estetici o studi medici. Il funzionamento del portale appare tanto semplice quanto inquietante. Chiunque può visionare gratuitamente video rubati estratti delle registrazioni. Ma non è tutto, perché il sito offre anche la possibilità di effettuare l’accesso completo a ogni singole telecamera della videosorveglianza violata tramite pagamenti online, anche attraverso un bot Telegram dedicato. Come dire, il bello della diretta per gli amanti dei filmati hard amatoriali. Il prezzo varia da 20 a 575 dollari a seconda della popolarità del dispositivo e del numero di visualizzazioni accumulate dai video pubblici, alcuni dei quali hanno superato le 20.000 visualizzazioni. L’inquietante scoperta è stata fatta dal centro di competenza Yaryx, divisione cybersecurity di Var Group. La scoperta è stata subito segnalata tramite il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica (C.O.S.C.) di Venezia alla Polizia Postale del Veneto, con cui Yarix collabora dal 2016. Il team di Cyber Threat Intelligence dell’azienda continua a monitorare la piattaforma e a condividere elementi utili all’inchiesta in corso.
Sito “catalogato” con dominio nelle Isole Tonga
Le registrazioni sono catalogate in base al luogo, alla stanza, alle persone o alle attività riprese, con un motore di ricerca interno che consente di filtrare i contenuti per tag, come avviene nelle piattaforme di streaming legali. Secondo quanto finora accertato, Francia, Germania, Russia, Ucraina, Messico e Argentina sono tra i paesi più colpiti, ma ci sono anche circa 150 video relativi all’Italia. Il dominio del sito è registrato alle Isole Tonga, nel Sud Pacifico, una scelta probabilmente motivata da ragioni legate all’anonimato e alla scarsa cooperazione legale di alcuni stati con le autorità estere. Paesi con legislazioni meno restrittive in materia di privacy e contenuti online, infatti, rendono più complesso ottenere dati utili per le indagini o ordinare la chiusura immediata del sito.
Gli stessi gestori, nella sezione “About” del portale, dichiarano di voler attirare l’attenzione pubblica sul tema della sicurezza informatica, denunciando presunte “imperfezioni nell’hardware e nel software” dei sistemi di sorveglianza. Una giustificazione che, nei fatti, copre un modello di business basato sulla violazione sistematica della privacy. Inoltre, non si può escludere che, accanto ai video autentici ottenuto attraverso la videosorveglianza violata vi siano anche produzioni simulate con attori, utili ad alimentare il traffico e aumentare le sottoscrizioni a pagamento.
Immagini e video rubati, un fenomeno in aumento
Il caso si inserisce in una scia recente di scandali legati alla diffusione illecita di materiale intimo e privato. La piattaforma Phica e il gruppo noto come “Mia Moglie” hanno mostrato come il mercato del porno non consensuale si stia evolvendo, sfruttando nuove tecnologie e canali di distribuzione. In questi casi, a essere condivisi erano contenuti sottratti dai cloud personali, da chat private o ottenuti con pratiche di “revenge porn”. Nel caso della videosorveglianza violata, la facilità di accesso, la gratuità parziale dei contenuti e l’uso di strumenti diffusi come Telegram contribuiscono a rendere la piattaforma particolarmente pericolosa, soprattutto perché vengono messi in mostra ambienti di vita quotidiana: salotti, camere da letto, studi professionali. Non più, dunque, solo la violazione dell’intimità digitale, ma anche l’intrusione negli spazi fisici delle persone.
L’attività investigativa
Le autorità italiane sono ora chiamate a intervenire con determinazione, anche alla luce delle nuove normative europee in materia di cybersecurity e tutela dei dati personali. Ma il caso evidenzia ancora una volta quanto vulnerabili possano essere le tecnologie di uso comune e quanto urgente sia sensibilizzare i cittadini alla protezione dei propri dispositivi. Se Phica e “Mia Moglie” avevano messo in luce i rischi legati all’abuso dei contenuti personali, questo portale apre un fronte ulteriore: quello delle telecamere domestiche, spesso installate con leggerezza e configurate senza le necessarie misure di sicurezza. Una falla che, nelle mani sbagliate, può trasformarsi in una finestra aperta sul lato più privato delle nostre vite.
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