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Violenza sessuale, via libera unanime alla riforma. Varchi (FdI): “Consenso libero, attuale ed effettivo: è una rivoluzione culturale”

di Priscilla Rucco -


La Camera dei deputati ha approvato all’unanimità la riforma in materia di violenza sessuale che mette al centro il concetto di consenso come criterio cardine nella valutazione dei comportamenti penalmente rilevanti. Il provvedimento, di cui è relatrice la capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia, Carolina Varchi, rappresenta – secondo la stessa parlamentare – “una riforma ormai indispensabile per tutelare davvero la libera autodeterminazione della persona”. Il testo introduce una definizione più chiara e stringente del consenso, stabilendo che esso debba essere “libero, attuale ed effettivo”, non simulato, non viziato e strettamente riferito alla condotta che si sta compiendo. Una precisazione che, nelle intenzioni del legislatore, punta a eliminare ambiguità interpretative e margini di discrezionalità che negli anni hanno prodotto decisioni giudiziarie percepite come controverse dall’opinione pubblica.

Il consenso libero come criterio decisivo

Varchi sottolinea come la norma si allinei alla Convenzione di Istanbul e alla giurisprudenza più recente, che già tende a superare l’impostazione tradizionale fondata sulla violenza o sulla minaccia come elementi centrali del reato. La nuova formulazione sposta invece il baricentro sulla volontà della persona coinvolta, recependo un’evoluzione culturale e sociale che vede nel consenso il fulcro delle relazioni sessuali e del rispetto reciproco. “Seguiamo l’evoluzione dei comportamenti sessuali mettendo al centro la libertà della persona”, afferma Varchi, evidenziando l’obiettivo di “evitare sentenze difficilmente comprensibili che nel passato hanno dato la sensazione di lasciare impunite le violenze sessuali”. Il riferimento è ai casi che, pur in assenza di esplicita opposizione fisica o di segni evidenti di costrizione, hanno generato discussioni sull’interpretazione del rifiuto e sulla capacità del sistema giudiziario di riconoscere situazioni di intimidazione, soggezione o vulnerabilità.

Un voto politico compatto è un segnale importante

Secondo la relatrice, la riforma approvata alla Camera segna non solo un avanzamento normativo ma anche un esempio di “buona prassi istituzionale”. La convergenza unanime delle forze politiche su un tema tradizionalmente oggetto di confronti accesi viene letta come un segnale di responsabilità in una fase caratterizzata da un ampio cantiere di riforme. “Il Parlamento ha scelto di far prevalere ciò che unisce rispetto a ciò che divide”, osserva Varchi, definendo il voto di oggi una dimostrazione di maturità politica. Nel suo intervento la deputata di Fratelli d’Italia ringrazia anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per l’attenzione dedicata all’iter del provvedimento. Un ruolo che, nelle parole della relatrice, conferma la volontà della maggioranza di promuovere norme “a difesa della libertà” e riforme non condizionate da “pregiudizio ideologico”.

Cambia l’impostazione del reato

La soddisfazione per il risultato raggiunto si accompagna alla consapevolezza che l’impatto reale della nuova disciplina dipenderà dalla sua applicazione pratica e dalla capacità del sistema giudiziario di recepire il cambio di paradigma. L’enfasi posta sul consenso come elemento centrale mira, infatti, ad affermare un principio culturale oltre che giuridico: il rispetto della volontà della persona come presupposto imprescindibile di qualsiasi relazione. Con l’approvazione alla Camera, la riforma si avvia ora verso l’ultimo tratto del suo percorso parlamentare. Ma il voto unanime e il clima di collaborazione registrato nell’Aula rappresentano già, per i promotori, un segnale politico significativo. Un passo avanti – sostengono – in un Paese che cerca di rafforzare la tutela delle vittime e di dissuadere comportamenti che ledono diritti fondamentali. Una “rivoluzione culturale”, la definisce Varchi, che punta a definire con chiarezza quando un rapporto può dirsi davvero libero e consapevole.


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