Economia

Visco: rallentare su decarbonizzazione ma non cambiare piani a medio termine

di Redazione -


“Potrebbe essere necessario discostarsi, temporaneamente, dal sentiero di decarbonizzazione intrapreso, ad esempio rallentando la dismissione delle centrali a carbone, ma occorre evitare che questi scostamenti inducano incertezza sui piani a medio termine, con l’effetto di scoraggiare gli investimenti indispensabili a realizzare la transizione energetica”. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento di apertura della III conferenza di ministero degli Affari esteri e Bankitalia, aggiungendo come la guerra in Ucraina “ha reso pressante la necessità di affrontare il nodo della sicurezza energetica”.

“Va riaffermato con chiarezza l’impegno a perseguire la strategia di transizione ambientale. Questa sfida permea il tema dell’incontro di oggi: la transizione energetica e gli strumenti per realizzarla, in Europa e nel mondo. In Europa – ha proseguito Visco – dove le politiche energetiche dei singoli paesi sono inevitabilmente interdipendenti, si pone l’esigenza di affrontare questa sfida in modo collettivo e unitario”.

Le proposte avanzate nei giorni scorsi dalla Commissione europea “mirano a rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti di energia e ridurre la dipendenza dalle importazioni dalla Russia. Se il rafforzamento della sicurezza energetica, come ogni assicurazione, comporta dei costi, esso pone anche difficili dilemmi, quale quello tra garantire approvvigionamenti più sicuri nell’immediato e assicurare la sostenibilità economica e ambientale nel medio e lungo periodo”.

“È oggi evidente che non ci sono risposte semplici e condivise, ma rimandare la sfida climatica non è certo una soluzione: vorrebbe solo dire trovarsi costretti tra qualche anno a prendere misure più forti e repentine per evitare scenari ambientali catastrofici”, ha proseguito il governatore. “Azzerare le emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo è necessario per evitare effetti disastrosi sul piano economico e sociale e per salvaguardare ecosistemi e biodiversità. Il cambiamento climatico pone seri rischi per il buon funzionamento e la stabilità delle nostre economie”.

“La questione che si pone alla comunità internazionale quindi è come allineare gli incentivi dei diversi paesi con quelli della comunità globale. Sebbene ogni paese sia responsabile della propria strategia di mitigazione, da un migliore coordinamento delle politiche dovrebbero derivare reciproci, potenzialmente molto ampi, benefici”. L’impennata dei prezzi dell’energia e i timori sulla sicurezza degli approvvigionamenti “mostrano quanto le politiche necessarie alla transizione possano rivelarsi, alla prova dei fatti, fragili e di difficile attuazione sul piano economico e sociale”.

Gli ingenti investimenti necessari per la trasformazione dei sistemi energetici “assegnano alla finanza privata un peso centrale”: Le banche centrali svolgono un ruolo importante – ad esempio, in qualità di investitore, nella vigilanza micro e macroprudenziale verificando la corretta valutazione dei rischi climatici e di sostenibilità – ma “la responsabilità primaria nell’affrontare il cambiamento climatico spetta tuttavia ai governi nazionali, che hanno la necessaria legittimità democratica e possono applicare gli strumenti più adeguati, come l’imposizione di una carbon tax, l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili e misure normative sulle emissioni di gas serra”.

 


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