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Sgarbi si dimette e attacca Sangiuliano: “Senza dignità inoltrare all’Antitrust le lettere anonime contro di me”

di Angelo Vitale -


Vittorio Sgarbi si dimette. L’annuncio improvviso, per lasciare l’incarico di sottosegretario alla Cultura che ricopriva dal novembre 2022, con Lucia Bergonzoni e Gianmarco Mazzi, al fianco del ministro Gennaro Sangiuliano.

“Comunico ai giornalisti, che se lo potevano aspettare, che mi dimetto da sottosegretario con effetto immediato. Scriverò una lettera alla Meloni”. Così il critico d’arte dal palco dell’evento ‘La ripartenza – liberi di pensare’, organizzato da Nicola Porro. “Io sono solo Vittorio Sgarbi, non sono più sottosegretario. Non voglio essere sottosegretario”, ha spiegato il critico d’arte.

“Secondo l’Antitrust – ha detto dal palco – io non potrei parlare d’arte, non dovrei occuparmi d’arte. Anche qui a Milano già sarei in conflitto di interessi. Dovrei essere un sottosegretario che si occupa di funzioni, peraltro assai limitate. Mi scuso con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte”, aggiungendo che quell’auspicio, espresso nel corso di un’intervista non concordata né autorizzata, era stato espresso come può fare chiunque. “Io ritiro il mio augurio di morte e mi scuso con i giornalisti che si sentono in pericolo”. Vorrà dire – ha poi detto tra le risate di Porro e di qualcuno tra il pubblico – che da oggi augurerò la morte non da sottosegretario, ma da semplice cittadino”.

“Mi dimetto e lo faccio per voi”, ha detto Sgarbi alla platea che stava seguendo la sua lecture su Michelangelo nell’ambito dell’evento ‘La ripartenza – liberi di pensare’, organizzato da Nicola Porro. “L’Antitrust – ha spiegato – ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che, avendo accolto due lettere anonime che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, io non posso fare una conferenza da Porro”.

“Io sono noto per le mie imprecazioni, per le ‘capre’, ma non ho – questo un altro passaggio del suo intervento – nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno”. “A un certo punto – ha precisato a proposito del servizio Rai mandato in onda da Report – , non essendo un’intervista, io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive”.

Prima dell’intervento dal palco, incalzato dai cronisti sulla vicenda degli insulti ai giornalisti, Sgarbi aveva parlato di “immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole. Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le miei imprecazioni come fa chiunque. Non rifarei l’intervista, anche perché non l’ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo”.

Netto l’attacco al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, rivelando di non parlargli da ottobre: “Senza dignità, inoltrare lettere anonime all’Antitrust”.


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